Quebec City(Canada) 29/8/2004
Quest’ultima peregrinazione mi ha portato in Canada dove, all’interno di un lungo girovagare di oltre 15 giorni, sono riuscito, mio malgrado a compiere 45 anni e, “casualmente”, ad inserire una maratona a Quebec City, capitale dell’omonima regione. Questa citta’ emana un fascino antico, molto diverso da ogni altro luogo nel continente Americano. Costruita sul finire del ‘500 da un nobile francese e’ stata circondata da vere e proprie mura, come quelle che da noi sono la normalita’, ma che qui ne fanno un modello assolutamente unico nel suo genere. Il risultato, tanto per dare l’idea, e’ un misto di Siena, Salisburgo e Avignone, ed e’ cosi ben riuscito che il suo aspetto mi suggerisce l’aggettivo “ruffiano”. La citta’ si affaccia sul fiume San Lorenzo che 300km a nord e’ quasi mare con una foce larga oltre 200km e mano a mano che scende a sud si restringe fino a quando, 100km prima di Quebec, comincia a mostrare l’altra sponda. Qui in citta’ rimane largo solo 3 o 4 volte il nostro Po, e finalmente e’ stato possible costruire un super ponte tra le due rive. La lingua ufficiale e’ il francese e molti non sanno una parola di inglese.
Con il mio inglese scolastico questo particolare alle volte ne risulta un vantaggio, visto che e’ piu’ facile capirsi con i non madre lingua, ma nella maggior parte dei casi mi lascia nel vuoto piu’ assoluto dell’incomunicabilita’.
Alle 15.00 di sabato, guidato dal GPS(strumento immenso) arrivo all’albergo che ospita il centro Maratona. Ritiro il pettorale in pochissimo tempo(qui tutti parlano anche inglese) e subito rilevo un’organizzazione fin troppo sovradimensionata per il numero di partecipanti. La temperatura esterna e’ di oltre 30 gradi, il vento molto forte da sud e tutti girano mezzi nudi. Per domani gia’ immagino una carneficina per molti locali, abituati per 3 mesi l’anno a temperature di -30, ma mai ad un caldo cosi’ asfissiante. Nella notte tutto cambia. L’indomani il termometro dell’auto alle 7.30 segna 16 gradi, piove e il vento e’ addirittura rinforzato, ma tira da nord. Al via saremo circa 1400 alla maratona; altrettanti per la mezza, pochi per i 10km e 5000 per la stracittadina di 5km. L’arrivo e’ per tutti allo stesso posto e la partenza e’ in simultanea. Quindi quelli dei 5km partono dal km 37 quelli dei 10k dal km 32 e quelli della mezza dal 21.1 e, ovviamente noi dal classico striscione. La nostra partenza viene data da un piazzale molto anonimo antistante lo stadio della cittadina di Levis, dall’altra parte del fiume. Anche qui rispetto alle nostre gare emerge un particolare ricorrente in tutto il Canada: se servono 500 posti auto per organizzare una qualsiasi cosa, come minimo ce ne sono 2000. Esattamente il contrario che da noi, dove qualora ne servano 2000, e’ grasso che cola se ce ne sono 500. A disposizione dei partecipanti viene riservato l’interno di una scuola, l’attiguo stadio e tutti i bagni relativi, molti addirittura superflui. I posti di ristoro lungo il percorso sono presenti ogni 2.5km. In ognuno c’e’ tutto, dalla vasellina, al Gatorade, dalle spugne, alla frutta o ai solidi, e sempre troviamo piu’ di 50 ragazzini, al loro ultimo giorno di vacanza prima dell’inizio della scuola, li ad incoraggiarti e a passarti cio’ che ti serve. Altissima in gara la presenza femminile cosi’ come la partecipazione del pubblico che la dice lunga sulla cultura sportiva di questo popolo, dove comunque le persone oltre i 100kg sono quasi maggioranza. Singolare il fatto che ad un minuto dal via, che viene dato senza alcuno sparo, ci si puo’ piazzare tranquillamente in prima fila mentre gli altri mille chiaccherano e scherzano senza alcuna tensione(tutto fin troppo freddo). Parto sotto un mezzo diluvio a 5 a km come prefissato. In queste ultime canoniche 12 settimane la mia media di km e’ stata intorno ai 30/35, non ho fatto nessun lunghissimo e dalla mia c’e’ solamente la serenita’ di correre senza velleita’ e di non avere alcun acciacco da sovraccarico. Dopo poco mi accorgo che sto’ andando piu’ forte, non poteva essere altrimenti visto che fa decisamente freddino. Al decimo km sono sotto a 48 minuti e le scarpe, ormai zuppe, cominciano a partorire dolorose vesciche. Tira aria di calvario, per intanto vado, sospinto dal grido della gente:”Allez allez s’est bon, s’est bon !”. Dopo aver girato per oltre un ora, tra dei bellissimi villini nel verde sulle colline di Levis, scendiamo fin sul bordo del fiume. Il paesaggio diventa meraviglioso, tra alberi di acero percorriamo una sorta di ciclabile per altri 10 km verso sud e verso il ponte che rispetto al letto del fiume si staglia altissimo. Qui un po’ siamo riparati dalle gelide folate, un po’, come dice qualcuno il vento e’ vento solo quando e’ contrario, fatto sta che si va che e’ un piacere. Ha anche smesso di piovere, l’ottimismo dilaga, passo alla mezza in 1h 42 e 30, comincio a coltivare l’illusione di chiudere sotto a 3h e 30, che senza preparazione e’ sinonimo di tempone. Tre km di discreta salita ci portano all’allaccio con la rampa per il ponte e qui purtroppo la musica cambia. Ora il vento e’ laterale e le sue bordate sono cosi’ violente che e’ difficile andare diritti. Al 30esimo km il lunghissimo ponte e’ finito e ora ci aspettano i 12km finali sull’altra riva del fiume quelli tutti controvento. Quest’ultima parte di gara e’ paesaggisticamente piu’ deludente. Il lungo fiume e’ stile autostrada e sulle corsie opposte, le automobili (non numerose) vanno tranquille. La splendida citta’ vecchia neanche si vede. Sto superando tutti e miracolosamente continuo a tenere circa i 5 a km anche se, oramai si corre contro un muro. Al cartello dei -5km sono in media per chiudere in 3h e 27, 3h e 28…ma le forze, specialmente quelle mentali sono al lumicino. In ogni maratona ho sempre considerato il 38esimo km l’ultimo buono per camminare e chiudere riposato, dopo a che serve piu’. Proprio sul cartello dei -4km(dai meno 10 in poi sono tutti segnati), colgo al volo quest’ultima opportunita’ motivandola con il fatto che sotto i piedi le vesciche sono talmente cresciute che stanno per mettere su famiglia. Cammino per 2km e con il vento contrario vado oltre i 10 minuti a km. Al quarantesimo, mi ricordo di aver detto a Giancarlo Casentini che avrei chiuso meglio del suo 3h e 42 di Stoccolma, ed e’ cosi’ che a malincuore torno a far girare le gambe. Gli ultimi mille metri corsi in meno di cinque minuti mi fanno capire che con un pochino piu’ di grinta 3h 29.59 si poteva fare. Il crono finale dice 3h 38.58, 8 secondi in meno il netto. Complice il fuso orario sono partito un’ora e mezzo prima di Baldini ad Atene e con poco piu’ di un minuto di anticipo su di lui ho chiuso la mia fatica altrettanto olimpica. La medaglia al collo e’ quindi altrettanto meritata. Con rammarico , non posso non notare che, sulla sua effige, sono rappresentate le mura della citta’ vecchia, ed invece la corsa finisce giu’ al porto, senza neanche passare per una di quelle stradine che la rendono famosa.
Tra dieci giorni si comincia a fare sul serio e tra 3 mesi, o a Milano o a Firenze, l’obiettivo e’ di riavvicinarmi alle 3 ore e …chissa’ che quel muro(altrettanto celebre) non caschi di nuovo.
Quest’ultima peregrinazione mi ha portato in Canada dove, all’interno di un lungo girovagare di oltre 15 giorni, sono riuscito, mio malgrado a compiere 45 anni e, “casualmente”, ad inserire una maratona a Quebec City, capitale dell’omonima regione. Questa citta’ emana un fascino antico, molto diverso da ogni altro luogo nel continente Americano. Costruita sul finire del ‘500 da un nobile francese e’ stata circondata da vere e proprie mura, come quelle che da noi sono la normalita’, ma che qui ne fanno un modello assolutamente unico nel suo genere. Il risultato, tanto per dare l’idea, e’ un misto di Siena, Salisburgo e Avignone, ed e’ cosi ben riuscito che il suo aspetto mi suggerisce l’aggettivo “ruffiano”. La citta’ si affaccia sul fiume San Lorenzo che 300km a nord e’ quasi mare con una foce larga oltre 200km e mano a mano che scende a sud si restringe fino a quando, 100km prima di Quebec, comincia a mostrare l’altra sponda. Qui in citta’ rimane largo solo 3 o 4 volte il nostro Po, e finalmente e’ stato possible costruire un super ponte tra le due rive. La lingua ufficiale e’ il francese e molti non sanno una parola di inglese.
Con il mio inglese scolastico questo particolare alle volte ne risulta un vantaggio, visto che e’ piu’ facile capirsi con i non madre lingua, ma nella maggior parte dei casi mi lascia nel vuoto piu’ assoluto dell’incomunicabilita’.
Alle 15.00 di sabato, guidato dal GPS(strumento immenso) arrivo all’albergo che ospita il centro Maratona. Ritiro il pettorale in pochissimo tempo(qui tutti parlano anche inglese) e subito rilevo un’organizzazione fin troppo sovradimensionata per il numero di partecipanti. La temperatura esterna e’ di oltre 30 gradi, il vento molto forte da sud e tutti girano mezzi nudi. Per domani gia’ immagino una carneficina per molti locali, abituati per 3 mesi l’anno a temperature di -30, ma mai ad un caldo cosi’ asfissiante. Nella notte tutto cambia. L’indomani il termometro dell’auto alle 7.30 segna 16 gradi, piove e il vento e’ addirittura rinforzato, ma tira da nord. Al via saremo circa 1400 alla maratona; altrettanti per la mezza, pochi per i 10km e 5000 per la stracittadina di 5km. L’arrivo e’ per tutti allo stesso posto e la partenza e’ in simultanea. Quindi quelli dei 5km partono dal km 37 quelli dei 10k dal km 32 e quelli della mezza dal 21.1 e, ovviamente noi dal classico striscione. La nostra partenza viene data da un piazzale molto anonimo antistante lo stadio della cittadina di Levis, dall’altra parte del fiume. Anche qui rispetto alle nostre gare emerge un particolare ricorrente in tutto il Canada: se servono 500 posti auto per organizzare una qualsiasi cosa, come minimo ce ne sono 2000. Esattamente il contrario che da noi, dove qualora ne servano 2000, e’ grasso che cola se ce ne sono 500. A disposizione dei partecipanti viene riservato l’interno di una scuola, l’attiguo stadio e tutti i bagni relativi, molti addirittura superflui. I posti di ristoro lungo il percorso sono presenti ogni 2.5km. In ognuno c’e’ tutto, dalla vasellina, al Gatorade, dalle spugne, alla frutta o ai solidi, e sempre troviamo piu’ di 50 ragazzini, al loro ultimo giorno di vacanza prima dell’inizio della scuola, li ad incoraggiarti e a passarti cio’ che ti serve. Altissima in gara la presenza femminile cosi’ come la partecipazione del pubblico che la dice lunga sulla cultura sportiva di questo popolo, dove comunque le persone oltre i 100kg sono quasi maggioranza. Singolare il fatto che ad un minuto dal via, che viene dato senza alcuno sparo, ci si puo’ piazzare tranquillamente in prima fila mentre gli altri mille chiaccherano e scherzano senza alcuna tensione(tutto fin troppo freddo). Parto sotto un mezzo diluvio a 5 a km come prefissato. In queste ultime canoniche 12 settimane la mia media di km e’ stata intorno ai 30/35, non ho fatto nessun lunghissimo e dalla mia c’e’ solamente la serenita’ di correre senza velleita’ e di non avere alcun acciacco da sovraccarico. Dopo poco mi accorgo che sto’ andando piu’ forte, non poteva essere altrimenti visto che fa decisamente freddino. Al decimo km sono sotto a 48 minuti e le scarpe, ormai zuppe, cominciano a partorire dolorose vesciche. Tira aria di calvario, per intanto vado, sospinto dal grido della gente:”Allez allez s’est bon, s’est bon !”. Dopo aver girato per oltre un ora, tra dei bellissimi villini nel verde sulle colline di Levis, scendiamo fin sul bordo del fiume. Il paesaggio diventa meraviglioso, tra alberi di acero percorriamo una sorta di ciclabile per altri 10 km verso sud e verso il ponte che rispetto al letto del fiume si staglia altissimo. Qui un po’ siamo riparati dalle gelide folate, un po’, come dice qualcuno il vento e’ vento solo quando e’ contrario, fatto sta che si va che e’ un piacere. Ha anche smesso di piovere, l’ottimismo dilaga, passo alla mezza in 1h 42 e 30, comincio a coltivare l’illusione di chiudere sotto a 3h e 30, che senza preparazione e’ sinonimo di tempone. Tre km di discreta salita ci portano all’allaccio con la rampa per il ponte e qui purtroppo la musica cambia. Ora il vento e’ laterale e le sue bordate sono cosi’ violente che e’ difficile andare diritti. Al 30esimo km il lunghissimo ponte e’ finito e ora ci aspettano i 12km finali sull’altra riva del fiume quelli tutti controvento. Quest’ultima parte di gara e’ paesaggisticamente piu’ deludente. Il lungo fiume e’ stile autostrada e sulle corsie opposte, le automobili (non numerose) vanno tranquille. La splendida citta’ vecchia neanche si vede. Sto superando tutti e miracolosamente continuo a tenere circa i 5 a km anche se, oramai si corre contro un muro. Al cartello dei -5km sono in media per chiudere in 3h e 27, 3h e 28…ma le forze, specialmente quelle mentali sono al lumicino. In ogni maratona ho sempre considerato il 38esimo km l’ultimo buono per camminare e chiudere riposato, dopo a che serve piu’. Proprio sul cartello dei -4km(dai meno 10 in poi sono tutti segnati), colgo al volo quest’ultima opportunita’ motivandola con il fatto che sotto i piedi le vesciche sono talmente cresciute che stanno per mettere su famiglia. Cammino per 2km e con il vento contrario vado oltre i 10 minuti a km. Al quarantesimo, mi ricordo di aver detto a Giancarlo Casentini che avrei chiuso meglio del suo 3h e 42 di Stoccolma, ed e’ cosi’ che a malincuore torno a far girare le gambe. Gli ultimi mille metri corsi in meno di cinque minuti mi fanno capire che con un pochino piu’ di grinta 3h 29.59 si poteva fare. Il crono finale dice 3h 38.58, 8 secondi in meno il netto. Complice il fuso orario sono partito un’ora e mezzo prima di Baldini ad Atene e con poco piu’ di un minuto di anticipo su di lui ho chiuso la mia fatica altrettanto olimpica. La medaglia al collo e’ quindi altrettanto meritata. Con rammarico , non posso non notare che, sulla sua effige, sono rappresentate le mura della citta’ vecchia, ed invece la corsa finisce giu’ al porto, senza neanche passare per una di quelle stradine che la rendono famosa.
Tra dieci giorni si comincia a fare sul serio e tra 3 mesi, o a Milano o a Firenze, l’obiettivo e’ di riavvicinarmi alle 3 ore e …chissa’ che quel muro(altrettanto celebre) non caschi di nuovo.
0 commenti