L’aereo viaggia verso la grande Mela, finalmente il sogno di correre la maratona di New York diventa realtà.Il volo, il disbrigo delle pratiche doganali, la riunione di ogni gruppo all’aeroporto è tutto un susseguirsi di piccoli ritardi. Quando siamo sul bus che ci deve depositare in hotel è molto più tardi del previsto. Dobbiamo essere spalmati a piccoli gruppetti in varie parti della città e ovviamente noi veniamo scaricati per ultimi.Posiamo le borse e, primo blitz notturno per non andare a letto a stomaco vuoto. Per pura cronaca, a mezzanotte il flusso del traffico sulla 42esima è quello dell’ora di punta. Abito molto vicino al centro di Roma, non dovrei stupirmi eppure qui c’è veramente un gran casino !
Alle 7 del mattino, ora italiana, crollo e alle 10 ho
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Inutile dire che dalle 6.30 alle 8.00 in fatto di rumore, andirivieni di sirene, telecamere puntate un po’ ovunque, e tantissima umanità indaffarata: è il delirio! Vabbè è feriale domani è sabato sarà diverso !?!
Mi sono allenato per 3 mesi correndo praticamente ogni giorno sperando sia sufficiente a restituirmi l’identità di maratoneta che da tempo oramai non so più dove sia.E’ triste metterla giù così, ma è la pura verità. Doc
No, non devo temere.L’unico dubbio sulla possibilità di sbagliare la gara è solo nella testa e nella capacità di soffrire, proprio per questo ho deciso di rinunciare alla velleitaria ipotesi di strafare e ho meditato un passaggio a mezza in 1h e 32 con spaccata un ora e 10 al 10 miglio e poi un progressivo dolce rallentamento studiato ad arte per prevenire il muro e chiudere comodo abbondantemente sotto le 3h e 10.Con una tattica simile il fallimento non è plausibile. Parola d’ordine: il sabato pomeriggio dovrà essere di tutto riposo.Quindi, prima si va al centro maratona e si sta in piedi un paio d’ore, poi si vaga di strada in strada.La cartina inganna sempre, 15 strade sembrano vicine e non arrivano mai, al punto che cominciano a ricordarmi le tante maratone dove i chilometri dopo il 35esimo “sicuramente” sono stati misurati male.L’ultimo ricarico di carboidrati lo facciamo la sera a cena con il gruppo DRS amici di Casentini dove anche lì, tra vai e torna…saldo finale giornata > 20Km.Che problema c’è fino a 104 siamo coperti !!!Sì, saremo pure coperti, ma il giorno del Passatore eravamo passati ai 42k oltre le 4 ore mentre qui bisognerebbe stare vicino alle 3Vado a letto con l’incubo di perdere molto tempo al via, non chiudo occhio per immaginare una tecnica di aggiramento che consenta una partenza sollecita. Mi ritrovo con il pettorale 5322 e credo di valere un tempo se non nei primi 1000 almeno subito a ridosso. Ovviamente non si dorme e quando alle 5 ci chiamano, è una liberazione. Scoprirò poi che senza grosse difficoltà, al momento dello sparo, sono a 3 metri dallo striscione e che il real time non mi verrà proprio assegnato. Ripenso che a Roma per ogni maratona che parte alle 9.30 mi alzo alle 7.30, faccio colazione, preparo la roba ed esco da casa alle 8.30 e alle 8.45 parcheggio lo scooter vicino al Colosseo, foto di rito, si posa la borsa e alle 9.15 si va in gabbia, tanto ho sempre un numero basso e parto molto avanti. Qui, dopo oltre un’ora di bus, ci lasciano in un’area immensa dove veniamo già divisi per colore. Io sono verde, dovrò partire nella parte inferiore del ponte di Verrazzano. Per anni ho visto la partenza in televisione, ho immaginato di essere lì e il giorno che finalmente ci sono, scopro che lo percorrerò al coperto nascosto dalle telecamere. Mancano ancora 2 ore e 30 e sono già vestito, preparato, super rifocillato(anche troppo) etc etc. La nebbia, che ci ha colto al risveglio, stenta ad alzarsi. E’ decisamente caldo e il tasso di umidità è prossimo al 100%.
Esattamente al contrario di quanto immaginato, dove sognavo di partire con termometro vicino allo zero, di correre con il mezzo pantalone e la termica e solo dopo la mezza di sfilarmi i guanti.A meno 2 ore vado in gabbia, senza controlli di sorta, supero un settore e quando ci incanalano verso la partenza, ci fanno passare parallelamente agli atleti più forti, top-runner esclusi. Per un sottile gioco di incastri mi ritrovo addirittura in prima fila, dove tra l’altro sono quasi tutti italiani e molti, da ciò che sento, più scarsi di me. Per pudore arretro un pochino, dovessero vedermi, verrei tacciato come il solito “sola”.
Inno nazionale, sparo e Frank Sinatra che intona New York New York, comunque tutto un po’ anonimo, fino ad ora meglio Ludovico e lo sfondo del Colosseo. Il primo miglio lo faccio in 7.30, dopo che avevo previsto di passare in 7.00, temo di essere inchiodato ed invece è semplicemente il frutto di un dislivello di 50 metri tutti nel primo km, accelero e il secondo in discesa a tratti anche ripida viene in 6.20, piano tigre! Stai sotto a 4 al km, direi che non è proprio il caso. Il ponte finisce, abbiamo lasciato Staten Island e siamo nel Brooklin, il rumore si fa assordante e subito comincio a capire dove è il fascino di questa gara. Non c’è un metro privo di folla, tutti incitano, urlano, offrono banane, integratori, allungano mani per trasmetterti calore. E’ assolutamente magico finchè…mi arriva il più inaspettato e incredibile crampo al collo.Per 90 giorni ho corso ininterrottamente senza avere nessun acciacco e dopo 3 piccole miglia sono già ad allungarmi nelle posizioni più improbabili per uscire da questo impasse. Riparto…recupero…mi blocco ancora ! La canotta è già madida di sudore e decido allora di toglierla e di attaccarla lateralmente al pantaloncino. Comincia ad andare meglio, anche perché il numerosissimo pubblico mi offre con regolarità tovagliette di carta che uso per asciugare petto spalle e collo.Al decimo è 1h e 10 spaccata al secondo, ma di certo ho speso più del previsto. Non salto un rifornimento benché siano tripli rispetto alle nostre maratone. Alterno acqua e gatorade e dal decimo in poi, talvolta, li bevo entrambi. Eppure ho sempre più sete e sempre più dolori addominali. Alla mezza ancora un passaggio di una regolarità sconcertante, 1h 32.00.Chissà, forse andrà. Ecco il Queensboro bridge, l’accesso al pubblico è vietato, e d’improvviso si passa dal caos al silenzio, la strada sale, pensavo fosse più morbido, invece come il ponte di partenza, è a schiena d’asino e la prima metà è molto ripida. Quindicesimo miglio, sono in ritardo di quasi 30 secondi su quanto avevo previsto. Ora siamo in First Avenue, il tifo è da stadio, le gambe rispondono benino e lentamente vado a riguadagnare il tempo perduto: al 18esimo sono a -20, la pancia duole ma da ora in poi il ritmo previsto dalla tabella è più lento di 4.30 al km e anche se non sono proprio uno splendore sono fiducioso, sarà fattibile. Ora però il dolore si fa insopportabile e quando già intravedo il cartello del 30esimo km, un nuovo imprevisto e violentissimo crampo altezza ventre mi consiglia una sosta nel primo bagno chimico che, come per magia, mi si materializza davanti. Lo stop dura circa oltre 2 minuti e in quei 140 secondi sudo neanche fossi in mezzo al deserto ! Demoralizzato cerco di riagganciarmi alla gara. Dopo il famigerato miglio a 9.55 ecco un rigenerante 7.25, in lontananza c’è il ponte che porta nel Bronx, i crampi addominali tornano ad essere protagonisti. Qui le facce della gente rimangono le stesse e le tante immagini di degrado e violenza, che per anni erano state generate nel mio immaginario, non trovano riscontro. Soltanto la musica è più rap, più sparata e il pubblico meno numeroso. Sono nuovamente piegato in due dal dolore, decido di camminare nella speranza di sentirmi meglio, ma solo con il prossimo bagno chimico e con il secondo alleggerimento, comincerò a tornare “normale”.Questa volta il miglio è durato oltre 10 minuti e giuro non me ne frega più nulla, fino a 104 sono coperto, tempo prefissato gettato nei cessi, da qui all’arrivo mi godo la gente. Batto “il five” ad ogni bambino che protende la sua mano, ad Harlem una bimba nera come l’inchiostro, sorridendo, mi offre un bel grappolo d’uva. Mi fermo e la prima metà lo mangio al suo fianco mentre un centinaio di “disperati” mi passa ansando. Io non sono e forse non sarò più un maratoneta.Forse non lo sono mai stato.Su 25 partenze ho collezionato unicamente 4/5 prestazioni meritevoli di stima.Dove per stima non intendo un gran risultato, ma almeno il tempo appropriato all’allenamento profuso.All’entrata di Central Park 3 omoni obesi indossano una t-shirt con un runner stilizzato e la scritta: “I begin Monday !!!”,…maybe Monday “I stop it !!!”, questo frulla nei miei pensieri. A due miglia dall’arrivo mi raggiunge Claudio Leoncini che con un personale di 2h e 27 ha fatto un botto che al confronto il mio è “robetta”. Per un pochino andiamo insieme, mi racconta che è partito con la febbre e anche lui, che corre 30km al giorno, è scoppiato prima del 10000.Davanti al lago di Reservoir preferisco guardarmi attorno tornare a camminare e Claudio, senza entusiasmo, va. Ora i Bee Gees cantano Stayin’ alive, mi do un ultima scossa e in 9 minuti precisi faccio l’ultimo miglio e 2 e la volata è cosi convincente da non lasciare dubbi sul fatto che anche stavolta ho dato solo il 75% di quello che avevo !
Congratulation, good Job ! 3h 22.38 .
Che schifo !
Ma sei nei primi 2000 !!!
Si ma resto sempre una Pippa.
Ma saresti stato una Pippa anche nei primi 1000.
Già, allora godiamoci la medaglia che stasera dopo tanta pasta mi sparo una bisteccona. Torniamo in albergo camminando (fino a 104 la copertura regge) Giancarlo Casentini ha fatto 3h e 05, non è riuscito a sfondare le 3 ore, ma ha fatto una gran gara e tra tutti quelli del gruppo Podisti.net è uno dei pochissimi che non ha fatto cilecca.Giovanni è scoppiato al pari degli altri, ma per 10km ha corso con Gianni Morandi e torna dai suoi alunni con un buon ricordo e qualcosa da raccontare.La sera si festeggia con 5km di cammino(originale !!!), si sale sull’Empire, la medaglia è al collo, New York ai nostri piedi, i boccali di birra possono essere 2 e da domani shopping sfrenato...anche se ‘n c’è ‘na lira !!!
Martedì mattina prima di tornare, 10 km di corsa sull’East River mentre albeggia e lo Sky line si illumina di mille riflessi, è un momento veramente magico, non potevo proprio mancare, è tutto perfetto, anche potessi non cambierei una virgola. Ai piedi le vecchie Phantom delle 2h e 59, oramai ridotte a pantofole e che non indosso per correre da oltre 2 anni, fanno l’ultimo giro e poi, con un ultimo rito celtico di festeggiamento le lascio oltre oceano.
Anche l’ultimo scampolo di “cose” disposte a giurare che ero un maratoneta sono andate, ma fate poco i furbi che del doman non v’è certezza…e poi a volte…ritornano !!!
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