Maratona di Londra 2006 42.2km

Pubblicato da GIAN CARLO domenica 23 aprile 2006


Non sempre piove sul bagnato !!!

Booom….sono le ore 9.45 del 23/4/2006 insieme a Gebre, Baldini, Limo, ad una quasi decina di simpatici Catanesi in fuga per la vittoria di cui dopo vi dirò, e ad altri 47000 innamorati delle 26.2 miglia i miei piedi si mettono in moto con direzione Buckingham Palace.
Piove. D’Annunzio ne avrebbe preso ispirazione, eppure nel gruppetto degli isolani che mi sono vicino, sempre abituati al tiepido sole, sento molti mugugni.
Uno di loro, di una simpatia inarrivabile, si avvia alla partenza indossando un elegantissima polo a 3 bottoni. Le mie sensazioni sono a metà del guado. La pioggia è Londra stessa, ho sognato di correre accompagnato da questa placida vaporizzazione e sono stato accontentato. Me la godrò fino all’ultima goccia, ma senza saper ne leggere e ne scrivere indosso sopra la canotta il Key-Way smanicato che alla bisogna posso agevolmente togliere. Qualcuno di nostra conoscenza, di cui faccio anche il nome: Giancarlo Casentini, ha gridato allo scandalo per questa mia mancanza di stile. Faccio spallucce e, da uomo di mondo qual sono, ricordo che “burini” si nasce e lui lo nacque, anche se lo considero un grande amico non solo podisticamente parlando.
Quest’ultimo mese che ha preceduto lo sparo è stato per me molto travagliato.
Dopo il fallimento nella Roma-Ostia, ho tirato il freno, ho preso 2/3 chili e ho provato a restituire il giusto tempo al lavoro e alla mia famiglia. Londra si farà, ma via ogni velleità…o quasi.
Userò solamente la Maratona di Roma come ultimo lungo, poi…sia quel che sia.
Tramite Ludovico, il più grande speaker del pianeta, mi metto in contatto con gli organizzatori e chiedo se serve un pace-maker tarato sulle 3h e 45 o sulle 4 ore. Risposta(by The great Fulvio Massini): troppo tardi, tutto pieno, ma dato che abbiamo superato i 12000 iscritti con oltre 5000 stranieri, se vuoi, vieni a fare una passeggiata per le 5 ore. Puoi alternare passo e corsa e incoraggiare il gruppo che si formerà se necessario rispolverando anche un po’ d’inglese.
Ok. Si può fare.
Parto per la settimana bianca con l’intenzione di sciare quanto più sia possibile, fregandomene che la sera del sabato quando tornerò a casa, avrò solo poche ore di sonno prima di svolgere questo “lunghissimo” compitino. Come detto sarà una passeggiata.
Al terzo giorno di sci, cado rovinosamente e mi provoco un forte trauma alla costola.
La lastra che ne segue scongiurerà ogni rottura, ma 15 giorni di riposo assoluto non me li ha tolti nessuno. La maratona di Roma la vedo in televisione. In 12 edizioni ho saltato solo la prima e l’ultima partenza…speriamo di esserci almeno alle prossime 12.
Ricomincio a correre con molta prudenza sentendo sempre un gran fastidio, oramai sono troppo a ridosso di Londra per fare dei lunghi veri. E’ da Novembre, in quel di New York, che non corro più di 25 km, difficile sperare di fare bene. A –14 giorni, il dolore è scemato, faccio allora per due volte ravvicinate 20 km e dopo un giorno di riposo addirittura 30. In questi allenamenti pur partendo sempre ad un’andatura tranquilla intorno ai 4.45, con l’unico scopo di durare, negli ultimi km tendo stancamente a rallentare. Sinceramente non ho proprio idea di che strategia di gara potrò impostare. Mentalmente a differenza di ogni altra volta non preparo alcuna tabella da rispettare.
La trasferta di Londra è nata per gioco, come è per tutte le ciambelle che poi riescono con il buco, grazie ad un’intuizione geniale del mio amico di Catania, ma con passaporto del Sacro Romano Impero, nonché tifoso romanista Antonio S.
Lui ha fatto la sua prima 42km a New York e mi chiede di informarmi per Londra, deve abbattere il muro delle 5 ore. Contatto Ovunque viaggi che, tramite il “nostro/vostro” sito mi ha portato a New York e riesco, per me, a strappare una buona condizione: la bambina in tripla non paga la sua quota e per il volo posso arrivare come voglio. Antonio da quel momento si prodiga al successo di quello che diventerà uno special event, e da grande trascinatore coinvolge da Catania più di 25 persone, anche loro si appoggiano alla stessa agenzia.
Saranno in 9 ad acquistare anche il pettorale…unico piccolo problema nessuno degli altri aveva mai corso, e in qualche caso non ha, per ora, alcuna intenzione di farlo.
Arrivo a Londra il venerdì mattina, partendo da Roma all’alba con un volo low-cost. Manco da questa città da moltissimi anni e anche mia moglie, che pure ci ha studiato in gioventù, vuole rituffarsi nella sua magica atmosfera. Chicca la nostra ex-bambina ora ha 10 anni e, pur giocando a fare l’annoiata, è entusiasta del Museo di Storia Naturale con i suoi dinosauri e del British Museum con le sue Mummie Egizie e la stele di Rosetta.
Insomma un tour de force comprensivo di poche ore di sonno, di ogni tipo di shopping e di “GRANDE” food stile Mac Donald’s.
Si, decisamente l’esatto contrario di quanto citano i sacri testi su come si prepara la vigilia di una Maratona.
La partenza avviene da tre zone distinte. Nella mia, non ci sono top runner e siamo divisi per tempo in nove gabbie. Io sono in seconda e entrandoci solo 15 minuti prima riesco a posizionarmi in prima fila sul lato all’angolo destro. Quando a meno 5 minuti tolgono il nastro che separa le gabbie ci andiamo a compattare e scopro di essere vicino alla testa del plotone, circa in decima fila. Ora ci scortano lentamente alla partenza passando attraverso uno stretto cancello, che sancisce l’uscita dal parco di Greenwich. Qui, senza proprio volerlo fare, forte del fatto di essere esterno mi ritrovo praticamente davanti. Come al solito vicino a me sono quasi tutti italiani e molti tendenti allo scarso. Appena un sussurrato conto alla rovescia e poi da questa anonima stradina parte la mitica Flora London Marathon. Al primo miglio passo preciso in 7 minuti che fa 4.21 al km, ma era discesa e partendo davanti era veramente difficile fare di peggio. Non mi allarmo. Il cielo è color fumo, e sono troppo stanco e troppo male allenato per non pensare che naturalmente anche il mio passo tenderà verso il grigiore più assoluto. Detto fatto: da subito mi staziono sui 4.35 al Km circa 7.30al miglio, con la quasi consapevolezza che prima del km 35 avrò da un bel po’ già cominciato a camminare.
Invece, strada facendo, come diceva il grande Claudio Baglioni, vedrai che non sarai più da solo. Come dargli torto, ad ogni angolo di strada migliaia e migliaia di persone incitano me e la nuvola di altre scarpe che battono al mio fianco. Sono il mio gancio in mezzo al cielo, lo afferro. Le scarpe sono oramai pregne di acqua, ma qui è il giusto habitat e incredibile, ma vero quel cick ciack diventa man mano un grande Help.
Nella ricerca della Maratona perfetta, quasi fosse un Sacro Graal, mi viene d’obbligo un parallelismo con Berlino e New York. A Berlino bellissima la partenza in centro città, facilmente raggiungibile con la metro, grande il pubblico, organizzazione tedesca che è tutto dire, con l’aggiunta che è possibile prendere il pettorale senza passare per nessuna Agenzia. I contro: neanche una maglietta ricordo, né nel pacco gara, né sulla finish line; percorso piatto e veloce, ma non paragonabile per bellezza architettonica alle altre gare.
New York: se Verrazzano non fosse così fuori mano, da costringere tutti ad una super levataccia andrebbe anche bene, percorso suggestivo e grande calore del pubblico. Forse però, dalla mia ottica, è troppo creare il giorno precedente la gara un’altra corsa di 10km che serve ovviamente per montare l’evento, ma con seri rischi di overdose. Aggiungo: un po’ troppa confusione in zona arrivo, e obbligo di fruire dei servizi di Agenzia per il pettorale.
Londra: partenza anonima e troppo angusta, 20 minuti per smaltire la fila sono veramente troppi.
Parco usato per il ritrovo pre-partenza di una bellezza naturale suggestiva, pubblico ai massimi assoluti, obbligo di Agenzia, percorso che rinuncia al passaggio da Piccadilly, Trafalgar Square e molte altre belle strade del centro, forse per far faticare meno l’organizzazione(giustificabile) o per rendere il tracciato più veloce(ahimè).
Roma(perché Roma direte voi ???), potrebbe essere la prima in tutto: dalla monumentale bellezza del percorso, alla partenza dall’ineguagliabile Colosseo. Purtroppo come ho già avuto modo di dire, ogni anno un piccolo miglioramento c’è, ma si potrebbe fare molto, ma molto di più. Parafrasando Cavour : “Bisogna ancora fare i Romani !”.
Torniamo alla gara che nel frattempo…scorre !
Le miglia si susseguono, il calore del pubblico aumenta, accorcio il passo, ma il saldo tra sorpassi fatti e subiti lentamente va in attivo. Sono decisamente in calo, non ho nessuna possibilità di scuotermi da un lento ed inevitabile declino, a tratti mi sembra quasi di essere fermo, ma ad ogni lap mi consolo, il miglio è sempre sotto ad 8 minuti(leggi 4.50/4.55 al km), e le gambe pur stanchissime non mi fanno male. In altre maratone mi è successo che al 35esimo pur andando ancora a 4.30 ero costretto a camminare per non sentire le fiamme nei quadricipiti. Qui invece il 35esimo arriva e io, pur senza brillare, rispondo agli incitamenti di questa folla festante chiedendo presuntuosamente ancora quell’applauso in più. E’ fatta, non farò nulla di eccezionale, non ero qua per fare la storia, ma la tigna del Maratoneta DOC oggi è germogliata grazie al giusto inaffiamento divino e allo splendido concime del “five” givatomi da tutto il calorosissimo pubblico.
Sono soddisfatto molto al di la del crono. Poco prima del 40esimo km mi concedo il secondo pit-stop di giornata in uno dei tantissimi bagni chimici. Fossi stato avvelenato avrei tirato dritto, ma oggi è festa pura. Come all’11esimo miglio in occasione della prima sosta il miglio supera di poco gli 8 minuti, ma in tutti gli altri 24, quelli effettivamente corsi, pur con tanti secondi al fianco, i minuti sono sempre stati 7. Ultime 2 curve. Sollecitato dall’organizzazione svesto rapidamente il Key-Way della discordia e il mio bib può brillare sulla canotta Podisti.net.
L’arrivo è spettacolare, paradossalmente rallento per godermelo tutto, cerco tra la folla il viso di almeno una regina. Ahimè nessuna. Quella vera è ancora stanca dei festeggiamenti per i suoi 80 anni e ha preferito restare a casa. Le altre, moglie e figlia, non sono così English(meno male !?!) e molte ore di pioggia per vedere il loro marito e papino erano proprio fuori da ogni logica. Mi abbracceranno in albergo mezz’ora più tardi.
Il tempo 3h 19.15. Senza soste e con un minimo di cattiveria finale potevo stare intorno alle 3h e 17
La sera lunghi festeggiamenti con i Catanesi, tutti entusiasti, anche se solo in 3 giungono al traguardo.
Antonio che ha seguito pedissequamente le mie tabelle ha chiuso come da obiettivo sotto le 5 ore in 4h e 57. Angelo pur con pochissimi allenamenti ha dimostrato una certa predisposizione e per 48 secondi non è anche lui sceso sotto le 5 ore. Ancora un Antonio a chiudere in 6h nette con una prima parte “corsa” pianissimo a far da chioccia agli altri suoi amici. Ai 6(2 donne) che non hanno trovato la finish line mancava veramente un minimo di preparazione di base e 42km non perdonano facilmente.
Fortunatamente non ci sono rimpianti, tutti sono allegri e consapevoli di aver partecipato ad un grande evento e di esserne stati contagiati.
Li ritroveremo in altre gare con il piglio dei protagonisti.
Da Londra passo e chiudo.

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