Le gambe non vanno.
Fin dai primi passi avevo percepito che non era aria, ma per oltre un’ora e  venti minuti mi sono illuso che qualcosa sarebbe cambiato. Ahimè, nulla da fare, quel male, col passare dei troppi metri, s’è fatto palese e non resta che gestirlo.

New York è l’ombelico del mondo, ma il solo viverci qualche giorno ti prosciuga ogni stilla di energia.
L’anima inquieta di questa città dapprima ti cattura come canto di sirena e poi ti uccide con la malvagità di una mantide.
Corro per arginare il divenire del tempo, ma il tempo alla lunga vince sempre e quando alzi l’asticella decidendo di correre in questa frenetica megalapoli l’universo spazio temporale si curva come fosse in prossimità di un buco nero e tu ne vieni risucchiato invecchiando paurosamente, miglio dopo miglio.

Qui tutto  è grande, tutto è sovradimensionato.
Ogni anno più grande. Crescita come stile di vita.
Il palazzo dell’Onu sembra sia qui proprio per sovraintendere questa follia.
Un gioco al massacro che avrà fine solo con l’estinzione.
Ho sempre odiato questa logica. E’ mezzo secolo che la ripudio, ma se devo peccare allora voglio farlo nel cuore dell’inferno.

55000 runner iscritti, 51388 classificati al traguardo.

Numeri che, uniti al problema della security,  generano ore di attesa, deportazioni, code, metal detector, controlli esasperanti.
Il copione recita così: quattro onde di partenze scaglionate di 10 minuti in 10 minuti e tre diversi percorsi per ogni onda che si ricongiungono sul fare del 13esimo km.

Manca ancora mezz’ora e da che sono qua ad attendere ho ripercorso la mia vita reale e quella da pseudo atleta.
La musica si fa dura. Molti elicotteri friggono l’aria. Inno nazionale ed ecco che la parola passa al sindaco che ci sussurra quanto sia felice di ospitarci nella Città con la Maratona più famosa del mondo e(of course) di poter gestire la montagna di valuta che gli abbiamo portato.

Spara il cannone. Liberi.

Irregolarmente oltre 100.000 gambe muovono in battaglia.
Verrazzano è la parodia di Caronte e fa da tramite per traghettarti verso un mistero connotato da scenografie sempre variabili.
Il vento è freddo, ma le fiamme ci sono e tu sai che non puoi sfuggirgli.
Mesi di allenamenti e di tempi incoraggianti. Venti chilometri che ormai sono come uscire a comprare il pane e appena entri nell’Ade ti accorgi che, con la destrezza di un prestigiatore, la grande Mela cela le tue verità non rivelando i suoi trucchi.

Qui c’è la sintesi perfetta tra Imperialismo e integrazione.

Puoi esser nero, giallo, verde, grasso, magro, gay o semplicemente tu e tutti ti stimano, basta che segui le regole rigide e lavori sodo remando nella direzione dove i grandi timonieri hanno puntato il bersaglio.
Bastone e carota. Un Presidente nero e uno razzista. Diavolo e acqua santa… eppure il confine tra le due ipotesi è labile e sfuma ad ogni corner tra una Street e una Avenue.
Non resta che stare al gioco e cavalcare l’onda sprezzanti del periglio. Se però esiti, rifletti o semplicemente sei in difficoltà… allora, nello spazio di un amen, ti ritrovi reietto a dormire in una scatola di cartone tra limousine e mega schermi farciti di pubblicità aggressive.  
In gara is the same, basta che tu maturi anche solo una piccola consapevolezza di essere pedina e non artefice e i tasti del flipper finiscono nelle mani di chi ti fa pallina.

17 piccoli km e le gambe sono andate.
Ciao proprio. E’ stato bello.

Oltre un milione(forse due) di persone ad urlare e ad incitarti, centinaia di band musicali che, al tuo passaggio suonano o tambureggiano sulle note dei Village People, di Jesus Christ Superstar, di Madonna …eppure mi ritrovo con la metà delle forze di quando calpesto i Sampietrini, solo e da nottambulo, tra i sette colli di Roma.
Con un biglietto da visita di 30 km corsi a 4.32 sotto un sole cocente terminando alla(stra) grande  eccomi qua, dopo solo 17 km a 4.39, con la spia della riserva a rosso fisso.

C’è chi corre perché pensa faccia bene, chi lo fa per perdere peso (pur odiandolo), chi invece semplicemente per poter dire di aver finito una Maratona e questa in particolare.
Io no.
Io corro perché è una necessità. Non c’è equilibrio senza corsa e che mi piaccia o no è la cosa che so far meglio.
Mi arrangio a scrivere e sono bravino con i numeri, ma la corsa è il mio distinguo e al di fuori di essa faccio difficoltà a collocarmi in questo mondo che trovo tanto ingiusto quanto illogico.
Non ho bisogno della regina delle Maratone per sublimare il mio status di runner, ma quando c’è da correre io ci sono sempre e se tutto il mondo cala qui per farlo… io sto ordinatamente in gruppo, ma, sia chiaro che lo faccio cercando il mio spazio, provando a lasciare un segnale, una stele, il mio spermatorunner …insomma un’impronta che marchi il territorio.
Solamente con i km corsi negli ultimi 25 anni sono a spanne vicino a finire il secondo giro del mondo quindi perché non battere i piedi anche sulla 5th Avenue ?
Le gambe non vanno… l’ho detto; ma io non mi fermerò, sono il primo a farlo quando non mi diverto, ma oggi accetto la mala parata e so che dovrò trovare quella cazzo di finish line senza camminare neanche un metro.
Chi ha fatto un Iron Man sa che le energie non finiscono mai(o quasi) e se ci credi qualcosa nel barile c’è sempre, quindi non resta che ignorare il cronometro e avanzare step by step.

Lo zombie nel quale mi sono trasformato dopo 26 km entra a Manhattan, ma non è veloce e reattivo come quelli di “Io sono leggenda” e mischiato tra tanti non si fa ricordare.
Tutti urlano, chi non c’è stato non può neanche provare ad immaginare… eppure, anche in questo stordente bailame, prima la mia famiglia e poi il gruppo di amici che viaggia con noi mi intravede e tra le tante grida percepisco le loro rispondendo al saluto.
Neanche il tempo di commuovermi e subito registro che l’ultimo miglio l’ho fatto quasi in 8 minuti. Patetico.
Peggio: lentissimo. Bradipeggiante.
Basta, non devo più guardare il cronometro.
Correre e basta.
Sono 2h e 10 che vado e non resta che ripetermi fino alla noia che anche nella peggiore delle ipotesi al massimo tra un’ora e venti taglierò il traguardo, prenderò la medaglia… e il “mondo” mi plaudirà, osannando la mia “bravura”.
Intanto, mio malgrado, sono molti di più quelli che mi passano che quelli che recupero e questa cosa nelle tante Maratone che ho concluso(oggi è la quarantesima) di solito non accade.
Perché soffro questa gara più degli altri ?
Il neo premio Nobel Bob Dylan direbbe che la risposta è nel vento… che intanto mi soffia in faccia e gela lo stomaco. In realtà penso dipenda dal fatto che sono solo meno integrato della massa e troppo anti sistema.

Si entra e si esce dal Bronx, ora c’è la salita che da sotto Harlem ci riporta  quasi all’altezza del Guggheneim per entrare a Central Park… dajeee che è quasi fatta.
Ultimo miglio.
Amplificato all’inverosimile Springsteen canta Born to Run, spingendoti  a non mollare mai…  lui si che è un mito. L’esempio dell’anti sistema che ce l’ha fatta ! Ma forse anche lui è solo un trucco. 
Dubitare per definizione.
Intanto le gambe sono tornate e gli ultimi 1000 metri mi scopro a divorarli a passo di carica.

3h 27 e 31.




A 57 anni suonati dicono che sia un gran bell’andare.
Sorridi cazzo… sei circa centesimo su oltre 2100 tra quelli della tua categoria e 3936 sui 51388 arrivati…
Sorridi cazzo !

Levateveeeeee.

Non voglio foto e non posso accettare da nessuno il five del good Job… ho solo tenuto botta perché sono runner inside e questo è il mio credo.
So solo che anche oggi NY, come accadde 11 anni fa, mi ha battuto, ma so anche che non mi sono piegato al suo volere e lo spirto guerrier che entro mi rugge continuerà a meditare sul come affrontar altre battaglie... e intanto datemi la medaglia.



Un ex marines di 96 anni ha finito i suoi 42.2 km quando già la notte era calata e intervistato su quale fosse il suo segreto ha rivelato di aver sempre "scopato" e bevuto come se non ci fosse un domani.
Dubito sia vero, ma in ogni caso, qualora fosse, sarebbe solo la prova che uno su 1.000.000 ce la fa.
Avendone la disponibilità fisica ed economica mi piacerebbe tornare a correre questa Maratona più e più volte.
E perché no a cento anni suonati tagliare quel traguardo e rispondere all’intervistatore di turno che(ahimè) non ho mai né "scopato" e né bevuto come se non ci fosse un domani, ma che ho iniziato a correre ben prima che questa Maratona nascesse e mi piacerebbe continuare a farlo anche il giorno in cui con tutto il suo gigantismo imploderà.

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giovedì 10 novembre 2016





La storia di questa gara parte da molto lontano e proverò a raccontarla con poche parole(impossibile).

Un annetto fa.
Un nostro carissimo amico è vittima di un terribile incidente stradale e la sua vita resta appesa ad un filo per parecchio tempo. Sua moglie è tanto forte nel credere in un suo recupero quanto spaventata dal domani.
Sono giorni tristi. Con mia moglie ci stringiamo a lei cercando d' essere di aiuto e di infonderle ottimismo... fino a che, come in una favola a lieto fine, il tragico evento si risolve meglio di come chiunque avesse mai osato sperare.
Lei, ex ottima maratoneta (e ultra), per riemergere dal grande stress, mi chiede di organizzarle un ultra maratona pur sapendo che, in quel momento, è al massimo in grado di correre 2/3 km di fila.
Fissiamo un circoletto lontano sul calendario. 
Le preparo una tabella e le offro supporto affettivo e logistico, ma per correre 50 km, oltre a questo, servirà tutto il suo impegno e ancora una volta un pò di buona sorte.
Due passi avanti e uno indietro il tempo sembra non bastare mai e le speranze di farcela sono ridotte al lumicino.
Poi, quando ormai sembrava che l'impresa fosse impossibile, la nostra eroina, riesce a mettere in fila una piccola serie di buoni allenamenti e a 2 settimane da quel circoletto scioglie la riserva e decide di tentare l'impresa.

Si va a fare la 50 km di Romagna.

Io sono appena uscito sfatto dalla Maratona di Roma, ma accetto la sfida e prometto di darle supporto. Correrò molto sotto ritmo e malgrado gli strascichi non dovrei avere problemi.

La mattina prima della gara esco in bicicletta per mettere qualche km nei pedali in vista della 9 colli e cado (da coglione) tentando di sfilarmi il giacchetto anti pioggia senza fermarmi.
Abrasioni su ginocchia e gomiti e una mano gonfia. Neanche il tempo di piangerci sopra e la coppia di nostri amici passa a prenderci e si parte ...mentre mia moglie... ormai ha perso ogni speranza sulle mie (presunte) capacità di raziocinio.
Viaggiamo in macchina sotto un cielo da inferno dantesco.
Appennino, strada sconnessa, musica a palla, acqua a catinelle.
Finalmente dopo un paio di litigi con il gps arriviamo a destinazione, ritiriamo il pettorale, troviamo l'albergo e ceniamo... se domani il tempo è così resto a nanna.

Al mattino, malgrado il vento freddo, le strade bagnate e i nuvoloni neri, la sensazione che il peggio sia passato è palese.
Prima del via trovo Mauretto e Filippo, miei amici Bloggers da tanti anni. Sapevo che c'erano, ma non ero certo di incontrarli.
A questo punto, visto che ho anche freddo, decido di partire con loro su un passo più sollecito, invece che scortare da subito la mia amica che è parecchio più lenta.
Ora la strategia recita: 15 km correndo, 15 km camminando e corricchiando, fino a farmi raggiungere per fare gli ultimi 20 km insieme mentre Nadia e il marito di lei ci supporteranno in macchina.

Via.

Da subito Mauretto è logorroico e in molti fra quelli che superiamo sono basiti dal come possa parlare così a raffica. Correndo il freddo svanisce, a fatica sfilo il k-way e provo a riporlo nella tasca dei pantaloni, ma con la mano invalida non ci riesco. Mi fermo, perdo oltre 100 metri ... finchè, in qualche modo, ne vengo a capo.
Sfrutto un'accelerazione decisa in salita per riportarmi su Mauro e Filippo che nel frattempo, malgrado il declivio sfavorevole, fanno susseguire i km appena sopra i 5 al km.
Trovo il tempo per un selfie in corsa.

Le escoriazioni non mi danno fastidio, la mano si. Pulsa, ma cerco di ignorarla. Mi ripeto che tra poco, appena abbasserò il livello di sforzo, tutto diverrà easy.
Il quindicesimo km arriva, proprio quando sto entrando in clima gara...
Già..., ci sto prendendo gusto, ...se non mi fermo subito, non lo faccio più.
Saluto la compagnia e inizio ad alternare passo e corsa proprio mentre la strada comincia a farsi più dura. Telefono a mia moglie che dalla macchina mi ragguaglia. Sono circa 1700 metri avanti. Ho guadagnato oltre 100 metri al km(35/40 secondi).
Provo a calcolare di quanto devo rallentare per farmi riprendere... ma nel frattempo i pezzi in cui corro viaggio veloce e non riesco a rendermi conto di come stiano andando le cose.
Ad un rifornimento mi fermo e banchetto: 2 fette biscottate con marmellata, 3 spicchi d'arancia e mezza banana. Riparto. Ancora una sosta per cambio acqua affrontata con tutta la calma del mondo e ridendo e scherzando mi avvicino al salitone terribile che dal km 25 va su al 6-7% fino al km 30.
Inizio l'erta camminando e mi riprometto di non correre più fino alla vetta dove presumo(sbagliando) che sarò raggiunto.
Siamo nel bosco, l'aria è a dir poco frizzante e mi rendo conto che, anche al passo, salgo quasi allo stesso ritmo di chi mi corre vicino.
Poco oltre il km 26 la macchina guidata da mia moglie mi affianca e mi dice che la nostra amica sta benissimo, è tranquilla, ma molto indietro e che se preferisco andare per lei non c'è problema.
Tra il serio e il faceto poi mi aggiunge... semmai gli ultimi 10 km li corriamo insieme. 
Sorrido, la bacio e metto il gas a manetta. Da questo momento per 14 km non vengo più superato da nessuno.
I successivi 3 km, durissimi, li corro a 5.35 e divoro almeno 50 runner lungo la salita. Scollino rubando ancora una banana e 2 biscotti al ristoro e a 4.30 mi lancio in discesa.
Per 5 km, fino al km 30 il passo resta lo stesso, finchè la discesa vera sfuma.
A questo punto il percorso, alternando leggere contro pendenze resta ad inclinazione favorevole, ma il mio passo inevitabilmente cala e i km successivi oscilleranno tutti tra i 4.40 e i 4.45.
Sto da Dio. Superare è inebriante. Al km 38 ripenso a che differenza abissale c'è con lo stesso km della Maratona di Roma di 15 giorni fa dove le gambe erano bruciate dai crampi.
Giuro d'aver pensato che altri 12 km siano veramente poca cosa.
Se da ora mantenessi questo passo fino all'arrivo potrei finire in 4 h e 25 e forse riprendere anche Mauretto e Filippo. Ignorare.
All'altezza del km 39 e 600 metri mi si affianca nuovamente la macchina, con mia moglie alla guida, che a finestrino abbassato mi dice di aspettarmi al cartello dei 40 km.
Detto... fatto... la trovo poco dopo in pantaloncini e maglietta pronta a sgambettare.
La mia gara rifinisce qui e da ora parte la sua con il tentativo di correre senza soste 10 km(distanza che ha fatto solo una volta) e magari anche in meno di 1 h e 10 sotto ai 7.00 al km.
Tenerissima... lei pensava davvero di aiutarmi ? 
La adoro.
A tratti si vergogna che ci superino tutti ad un passo molto più sollecito del nostro, malgrado abbiano già percorso 45 km, ma le ripeto di non preoccuparsi... nessuno di quelli che sono qui corre per gioco e meno che mai lo fa solo una volta a settimana e per circa 35/40 minuti come lei.
Le ripeto che con mezzo secolo all'anagrafe e allenandosi così poco(nel run) deve sentirsi orgogliosa di essere in grado di correre per oltre un'ora filata. Non la convinco.
Al km 48(suo ottavo) va in crisi e i pochi secondi accumulati rispetto al passo dei 7 al km vanno sfumando.
1 h 2 minuti e 58 secondi al nono, è cotta, provo a scuoterla... ma ora per la prima volta fa un pezzetto di strada al passo. Siamo a 500 metri, quando mi supplica di andare che lei è soddisfatta così.
Ancora un bacio e volo via. Ultimo lap di 310 metri da gps a 3.58 al km.

50 km e 310 metri in 4 h 48 minuti e 48 secondi.
Sono fresco come una rosa, ma ho una fame fotonica. Divoro pane e mortadella e pasta fredda bevendoci sopra coca cola. 
Un abbraccio da dietro, Nadia m' ha trovato e mi sussurra che è felicissima e che, appena sono fuggito, lei ha ricorso senza soste, fino al traguardo.
Anche se la media è stata 7.01 o 7.02 lei ha vinto.
43 minuti dopo il mio arrivo anche la nostra amica trova il traguardo ed è altrettanto felice(vedi pic)... abbraccia il marito e si mette alle spalle un anno terribile.


E' stata davvero una bella storia.
Fantastichiamo di organizzare Chicago o Tokio(uniche Major che  ancora ci mancano) insieme e intanto torniamo verso casa passando da Faenza, percorrendo gli ultimi 75 km del Passatore al contrario.
Il paesaggio è bellissimo la voglia di correrci sopra nuovamente è tanta e a differenza delle altre 2 esotiche ipotesi precedenti non serve rapinare una banca per mettersi in gioco.
Come sempre... chi vivrà(e mai come questa volta è vero)... vedrà.

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mercoledì 27 aprile 2016


Sono 3h che corro nel cuore della mia città. Ho superato da poco il Parlamento e viaggiando su via del Corso a circa 12km orari sto puntando piazza del Popolo. Ho percorso circa 38km e 300 metri... e parlando di metri me ne rimangono solo 3900 per arrivare sulla 38esima finish line delle mie maratone.

A Verona, 5 mesi fa, allo scattare delle 3h ero alla stessa identica distanza dal traguardo. Allora avevo corso gli ultimi 3km dal 35esimo km al 38esimo km a 4.50/51; questa volta a 4.54/55. Sono leggermente più lento, ma il percorso è più duro e mi sento apparentemente tranquillo, allora feci 3h 19 e 13 secondi senza strafare e oggi dovrei chiudere entro le 3h 19 e 30 massimo 3h 19 e 40 ...che poi 2 anni fa a qui a Roma finii in 3h 19 e 39 e allo scoccare delle 3h ero qualche metro più dietro... di oggi... e all'incirca procedevo a questo ritmo.

Il retaggio di capire a che punto sono quando scoccano le 3h è ormai un virus endogeno del mio essere runner da quando, oltre 13 anni fa, archiviai una Maratona prima del sopraggiungere di quel magic moment. Oggi sono il simbolo del mio declino anagrafico... resistere, resistere resistere.

Poco dopo quell'attimo(delle 3h)... d'improvviso, ma proprio d'improvviso, la gamba destra si contrae e sento un crampetto al bicipite femorale... è poca cosa, ma basta per mandarmi fuori di testa. Cammino per un attimo e poi riparto... ma ormai il giocattolo s'è rotto. Si accendono gli special e in un attimo passo dalla modalità "tutto sotto controllo" a quella ...annamo a sbatte... ora sento ogni singolo dolore e tutta la pressione del mondo. Tanto erano state rilassanti e tranquille le 3h precedenti, tanto diventano drammatici i minuti restanti.

Volontà sotto i piedi. Perché stai qua ? Amara feccia della sconfitta.

Consapevolezza assoluta che finirò, anche perché non sono in affanno e il traguardo è molto vicino e il percorso di gara anche se non è la strada più breve per raggiungerlo la allunga al massimo di un km.

Capisco subito che anche corricchiando e camminando starò tranquillamente sotto le 3h e 30 e proprio nel momento in cui lo capisco ho già fatto la scelta. Non riattacco più il cervello e provo soltanto a non aggiungere sofferenza fisica a quella psicologica.

 

Sto veramente una merda.

Al solito i motivi potrebbero essere tanti, ma oggi non è andata. Non sono una cazzo di macchina.

Sto veramente una merda.

Forse è così dura da digerire perché erano 9 anni che non camminavo negli ultimi km di una maratona e anche 3 anni fa, qui a Roma, quando nel finale fu crisi vera, persi in questi stessi 3/4 km oltre un minuto e mezzo perché rallentai vistosamente, ma lo accettai perché fu il risultato fisiologico di una preparazione non ottimale(3h e 21).

Stavolta avevo sofferto in questi ultimi giorni di problemi intestinali(forse da troppa tensione) e sono partito carico solo di una cena leggerissima e senza colazione onde evitare soste inopportune... il vento mi ha infastidito per lunghi tratti, alla fine era anche caldo, ma fino ad un attimo prima del crollo ero certo al 100% che sarei arrivato bene(o quasi).

Sto veramente una merda.

Tagliare il traguardo 26 minuti dopo le 3h non mi restituisce alcuna gioia. Senza botto sarei arrivato circa millesimo(Fausto, mio carissimo amico) ha afferrato la posizione 999 con 3h 19 e 21 e io son precipitato oltre la 1500esima su quasi 14.000 classificati, ma non è questo che mi brucia. Va benissimo anche l'ultimo posto della classifica generale se sai che sei riuscito a tirare fuori tutto quello che vali... e quindi stai veramente una merda quando sai che non è andata così.

 

Restano 3h di immagini assolate che ogni anno si rinnovano più forti che mai; di suoni festaioli; di goliardia e sofferenza; di romanità dissacrante; di amore e odio verso se stessi; di poesia, arte e teatralità. Le bande musicali, i tamburi, i sorrisi, i tanti cinque dal pubblico, quelle bellezze impareggiabili, create da mani sapienti, che solo mentre corro riesco ad apprezzare.

Roma è leggenda.

Ad occhi attenti sacro e profano si intersecano a doppia corda e sta a te svicolarci in mezzo pattinando tra "Sanpietrini" sconnessi. Puoi essere "culturalmente" pronto per trarne il meglio o scoprirti ingessato al punto dal farti sovrastare da cotanto male.

Roma è questa cosa qui.

Tutti e nessuno la vogliono o la possono governare. La Maratona di Roma ne è specchio fedele.

So che voglio continuare ad invecchiare qui e so anche che, finchè avrò le forze(fisiche e mentali), proverò ancora a dare il mio meglio nella sua maratona... e perché no, anche nelle altre. Il vero runner deve sempre credere nel domani e nella prossima corsa che farà sia essa sotto casa o in Papuasia. Resto un viaggiatore. Scoprire luoghi e culture differenti penso ti dia la chiave per leggere meglio il divenire scomposto di questa vita e di questa città. La mia città.

Prima di chiudere volevo ringraziare di cuore quel runner che probabilmente avrà tagliato il traguardo prima di me e che nel sottopassaggio al km 34 mi era dietro di una cinquantina di metri e aveva la forza di cantare a squarciagola "non mollare mai" con un'intonazione davvero notevole.

Meno di 20 minuti dopo ho mollato e forse, oltre a me, ho deluso anche lui, ma già oggi fa meno male e son certo che tosto tornerò in auge.

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mercoledì 13 aprile 2016



Ho aspettato sull' Adige il cadavere di questa Maratona e prima dello scoccare del 200esimo minuto è passato.

Non potevo fare prigionieri.
Codice etico o convenzione di Ginevra non avevano voce in capitolo.
In questo folle gioco di ruolo, ero in guerra contro un nemico temibile, ma stavolta dovevo uscirne vivo e vincente... o lasciar morire sull'asfalto la mia anima da runner guerriero.
Ora il mio corpo è segnato dalla pugna. Cicatrici profonde, ma anche consapevolezza di aver fatto un altro passo verso l'estasi ...fondendo l'io che ero ieri con un nuovo spirito più fiducioso e semplice nel contempo.
Cavaliere Nero.

In un weekend da incorniciare tra vecchi e nuovi amici, mi limito ad esternare unicamente la parte combattuta... anche perchè, facendo diversamente, finirei per cedere a sentimentalismi che  stravolgerebbero la sostanza della lotta.
Solo mantenendomi sul pezzo posso provare a ritrasmettere il piglio con cui ho affrontato la gara.

30 minuti al via: i twitter amici continuano a cazzeggiare... ma ormai sono chiuso a riccio, li percepisco distanti e allora abbandono il proscenio e vado in griglia. Vestito da clochard scruto il cielo basso e continuo a ripetermi che le armi scelte(maglia lunga, mezzo pantalone e scaldacollo) son quelle giuste.
15 minuti al via: conquisto uno dei primi posti nel mio settore e li trovo Diego, romano come me, amico/nemico da un ventennio di corse. Litigiosissimo, lancio anche a lui un guanto di sfida e con gioia lo precederò sul traguardo di circa 50 secondi.
Il gps, controllato da forze rivali, non prende il segnale... ignorare; lo switcchio su nuoto in piscina e da ora sarà al mio polso come cronometro.
5 minuti al via, compattano le griglie e riesco, svicolando lateralmente, a schizzare in quarta/quinta fila. Perfetto.
Il sindaco Leghista Tosi fa l'europeista e saluta i Francesi dopo la strage di Parigi, segue un minuto di raccoglimento e finalmente è l'ora d'andare.
Via.
Appena partito mi trovo tra i piedi del lunghissimo Kikko, un semi abbraccio ridente e subito torno serio.
Obiettivo battere il passo dei 4.40.
Non ho il gps eppure transito sul primo labaro esattamente 280 secondi dopo la liberazione.
Dopo 4 km siamo bordo fiume. Silenzio. Solo piedi che battono felpati. Pubblico inesistente. Anonimia.
In Veneto avevo già corso la Maratona di Padova e quella di Venezia risultandone addirittura stupito per la vivida partecipazione della gente al passaggio dei runners nei paesini attraversati dal percorso di gara.
Qui c'è il nulla cosmico. Ignorare. Tanto è Nebbioso e offuscato l'ambiente, tanto mi sento vigile e autisticamente impegnato a ripetermi i passaggi che saranno viaggiando di 4.40 in 4.40.

Lasciamo il fiume e tangibilmente l'umidità allenta la morsa. Il sole pare far capolino, ma resta minoranza.
Guadagno secondi che non vorrei.
Non so mai se dipenda da qualche cartello anticipato o dalla sindrome del piede fuggente.
Mi è impossibile placidarmi. La sento da morire. Brividi. Malato d'amore.
Be careful, lei è lasciva. Una mantide.
Al sedicesimo, con la complicità di un morbido inerpicarsi fra vigneti privi di grappoli, sono di nuovo in media, ma ora si ripunta la città e per 4km sarà leggera discesa... proprio mentre percepisco lo spremersi di quei tanti che, facendo i 21km, mi superano a fiato corto. Vietato accodarsi.
Traguardare la mezza in 1h 38 e 30 è la mission. Poi la seconda parte 2 minuti più lenta... che so essere anche altimetricamente più dura. Devo attenermi al copione.
Invece, la discesa è tanto impercettibile quanto prevalente e sono anche inconsapevole vittima di un rullare trascinante di tamburi che mi sospinge fin sulla striscia di mezzavia in un avventato 98.10.
Dopo la metà, avverto una rarefazione di anime intorno a me. Un migliaio di gambe mi precedono, quasi 5000 ancora mi seguono. Trovo un manipolo di 4 maramaldi ben assortito e di stazza imponente al quale mi accodo proprio mentre al km 23 la riva dell'Adige torna ad essere il nostro panorama.
Ora il ritmo è leggermente calato e m'accorgo di stare in quel gruppetto proprio come in un ventre di vacca. Percepisco la loro solidità, ma so di valerli, mi immergo nel nuovo habitat e provo a rilassarmi.
Finchè dura fa verdura si dice a Roma... alla faccia del veganismo dilagante. Risparmiare energie.
Registro: 4.42/4.41/4.42/4.42. Orologi. Finchè al km 28 mi distraggo un attimo e il torbido gioco di mettere il piede proprio dove chi mi precede lo toglie mi sfugge di "mano" ed è così che sfioro la gamba del conducente.
Finora avevano tollerato il mio cheto succhiare scia, ora (con qualche ragione) i 2 di testa prima borbottano... poi, sull'incazzato andante, ad un cenno di quel capobranco, si aprono svicolando uno a destra e uno a sinistra del lungo fiume.
Chiedo venia a voce alta, ma a vento in faccia replico accelerando staccandoli.
Ho fatto un pasticcio. Rimuovere, non farsi prendere dallo sconforto.  Anzi, se possibile, ricercare adrenalina dall'accaduto.
Ormai il trentesimo è a tiro e tra un'oretta sarà finita... anzi cominciamo a pensare che 3h e 17 alto è possibile e che comunque 3h e 18 difficilmente mi sfuggirà. Titoli del morale in salita.
Invece, ahimè... il peggio deve ancora venire. Nulla è scontato quando il nemico ha armi di distruzione di cui mai ti capaciti abbastanza.
Al km 34 attraversiamo il fiume sul passaggio pedonale di una diga e proprio in quel mentre percepisco che le gambe si induriscono con almeno 3/4km d'anticpo sul preventivato.
I motivi possono essere "millemila": umidità invasiva; troppo veloce la prima metà gara; preparazione leggermente affrettata dopo il lungo stop agostano; forma raggiunta 2 settimane troppo presto proprio per aver oltremodo forzato gli allenamenti lenti nella logica di tornare tosto in auge; nessun integratore preso in questi 2 mesi e nessun gel in gara; scaricato poco; mangiato e bevuto come purtroppo ho saputo fare ieri... o al solito per l'incedere dell'età(foreveryounguncazzo).
Chiacchiere a 0. Non resta che tenere. Rallentare compostamente ricordando che sopra ai 5 al km... è vietato.
Resistere, resistere, resistere.
Dal km 38 al km 39 i 4 compari del gruppetto precedente, ormai sfaldato, mi risuperano uno dopo l'altro e questa è davvero dura da mangiar giù. Li tengo a vista e provo a consolarmi con il cronometro: 3h 03 e 30 al 39esimo se riuscissi a fare ancora un triplico 4.50 chiuderei in 3h e 18 alto e in ogni caso per l'under 200 è andata e quello... e solo quello ...era il target.
Purtroppo, da perfezionista, digerisco male il sentire le gambe così dure mentre il fiato è assolutamente nel range. Nel frattempo siamo tornati in città e qui scopro che dopo 39 km quasi piatti e noiosi il finale è ricco di curve, saliscendi e sampietrini e sempre senza uno straccio d'incitazione da parte dei pochi viventi presenti.
L'ultimo rifornimento bordo strada è molto fuori traiettoria.
Reidratarsi prima dello sforzo finale o puntare l'arrivo e i 198 ?
A destra vedo i 2 protagonisti del piccolo scazzo precedente che bevono con avidità... potrei tirare dritto provando a tenerli dietro, ma qui la cattiveria mi viene meno. Rallento e camminando afferro e degusto prima un calice di sali e poi uno d'acqua.
Riparto con dolcezza. I 198 l'ho lasciati li. Vincere si, ma senza strafare.
Oltre il 40esimo i pacemaker delle 3h e 20 mi superano incitandomi per poi rallentare e farsi ripassare all'altezza del 41esimo dato che erano troppo in anticipo(cazzari veri).
Ora mancano 400 metri, il Colosseo di qua fa capolino... Arena di Vicenza(cit. Verdone).
Finalmente sento del rumore. Con 10.000 partenti tra la 10km, la mezza maratona e la 42km sono molti i runners che, finite le loro fatiche, affollano le transenne per tifarci.
Braccia al cielo, un paio di salti scomposti sotto l'arco di Maratona e in 3h 19.13 dichiaro archiviata la mia 37esima grande fatica.

Dei circa 250 atleti più vecchi di me che hanno preso il via mi hanno preceduto solo in una decina, dei 2500 più giovani ne ho lasciati dietro 2000.
Non sono certo un campione, ma un bel pezzo di granito che oggi ha combattuto (e vinto) la sua non ultima battaglia.
Stay tuned.

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mercoledì 18 novembre 2015

Rubo l'idea della pic ad un amico che so mi perdonerà.
Dopo aver narrato di 2 sconfitte(ritiro e non partecipazione) consecutive, nella logica del non c'è 2 senza 3, dedico a voi l' ultima perla... la sconfitta sul campo.
Amatemi per quanto vi amo... e ne verrò fuori.
Ora se avete tempo (tanto) da perdere, mettetevi comodi che sarò prolisso.

Sono mesi che qualcosa nel rapporto da nozze d'argento tra me e le gare s'è incrinato. Le soffro. Non riesco più a trarne la giusta gioia.
Adoro allenarmi e sono patologicamente precipitato in quel punto di non ritorno che soffro fisicamente se non posso farlo.
Dammi oggi la mia dose di endorfine quotidiane e nessuno si farà male... eppure il bisogno di competere sta scemando.
E' questo il mio nirvana ?
Confesso che per anni avevo invidia per chi, al mio pari, si allenava ogni giorno senza avere mai la voglia di mettersi in discussione rivaleggiando.
Oggi, quasi senza volerlo, son forse diventato come loro ?
Certo è che il confine tra allenarsi moltissimo per ben gareggiare ed allenarsi molto, ma per il solo piacere di farlo non è così labile, anzi talvolta è quasi come parlare un'altra lingua.
Chi vuol finire un mezzo Iron Man, sotto il sole, partendo con 34 gradi all'ombra, di sicuro non può accontentarsi d'essersi allenato per puro divertimento.
Poi, quel qualcuno, se avesse trovato 6/7 gradi di meno, vento fresco e non bollente e anche qualche nuvola, oggi ...con buona probabilità, vi racconterebbe un'altra storia.
Ma se vuoi competere a quel livello con il clima ci devi fare i conti... perchè, citando Aldo Rock: "Non esistono condizioni meteo sfavorevoli... esistono uomini arrendevoli".

Indubbiamente 999 medici su 1000 avrebbero sconsigliato, anche a gente ben allenata di partecipare a un simile massacro... ma se fossimo qui per parlare di salute allora il blog l'avrei chiuso da tempo e buona notte ai sonatori.

Mio padre ha 91 anni, gode ancora di buona salute, guida la macchina e può camminare con relativa facilità per 3km di fila, ma non ha mai fatto un'ora di sport in vita sua e non s'è mai sognato di camminare, per il solo piacere di farlo, sia d'estate sotto il sole che d'inverno, contro vento, nei giorni di tramontana.

Ultimamente io (vi) confesso d'essermi allenato in quel solco di protezione.
Il mare è mosso... corsetta. 
Piove: nuotiamo in piscina.
Vento: ancora corsetta girando nella parte bassa della Villa con lo scirocco e in ciclabile sotto il muraglione bordo Tevere con la tramontana.
Caldo: bicicletta al mattino presto o nuotata sia al mare che in piscina.
Ma anche niente bici dai primi di dicembre a fine marzo per non rischiare bronchiti e sulla stessa falsa riga niente bagni al mare fino a giugno e dopo settembre e a chiudere poche e brevi corse d'estate e men che mai un lungo se il termometro supera i 20.
Poi, all'interno di questi parametri, c'ho sempre dato dentro con costanza e dedizione, addirittura in modo convinto; ossessivo e compulsivo se osservato da occhi "normali".

L'Iron Man però non è cosa per la gente normale.
In questo micro cosmo c'è una scrematura ai livelli alti della pazzia che fa veramente paura.
Qualcuno poi è Iron Man di nascita per proprietà cromosomiche, ma molti(i più) lo sono per dedizione, perchè qui espiano i peccati di chissà quale dissolutezza e se vuoi far parte di questo gruppo di reietti o eletti(scegliete voi)... devi veramente spingerti sull' orlo del precipizio.
Starci border line, tanto per dire di averlo fatto, non è mia indole... se mi metto in gioco devo avere le carte buone per stare al tavolo.
E con questa ultima chicca torno a bomba all'inizio: probabilmente ora soffro queste competizioni perchè so di sedermi ad un tavolo dove ho carte spaiate e per sopravvivere non mi resta che incastrare una scala pescando sempre il jolly dell'esperienza.

Gara.

Il mare è relativamente calmo e la (sua)temperatura, basta allontanarsi un minimo dalla battigia, è perfetta per nuotarci con la muta.
Dopo il via bisognerà infilarsi a 100 metri da riva in uno spazio tra i frangiflutti largo una conquantina di metri e considerando 3/400 anime a batteria so che in quei 2 minuti ci sarà da soffrire, ma di questo non ho alcuna paura. Sono lento, ma so che farò bene la mia parte, potrei fare meglio se avessi fatto più ripetute in vasca o se mi fossi allenato almeno 7/8 volte sulle oltre 40 che ho nuotato da gennaio a oggi usando la muta, ma mi sarei divertito meno o faticato troppo(same refree).
A occhio, vedendo da fuori il posizionamento delle boe, il percorso disegnato sembra più lungo di 1900 metri e dal bagnasciuga non si capisce se una boa è molto disallineata rispetto alle altre.
Gianluca, che partirà nella penultima batteria, avrà modo di vedere il branco variare inopinatamente direzione rispetto al percorso migliore e non cadrà nell'errore nel quale invece finirà praticamente tutto il mio gruppo(primi a partire dopo i pro).

Sparo.
Non mi affretto, scelgo di posizionarmi sulla destra appena ho capito che la corrente butta a sinistra. Piovono schiaffi, battaglia corpo a corpo. Qualcuno rallenta e ti trovi a nuotargli nelle gambe, finchè alla fine, non avendo spazio ai lati gli passi sopra, ricevendo in cambio calci, manate e getti d'acqua che ti finisce in gola.
L' ossimoro della dolcezza di quando ti lamenti perchè qualcuno, in piscina, dalla corsia a fianco, facendo dorso ti spruzza acqua proprio mentre sei in fase respiratoria.
Siamo circa 400 metri lontani dall'arenile quando, superata la terza boa, si punta a nord in direzione Venezia per il secondo lato. Resto sempre in gruppo. Tengo le scie anche se, con ciclicità stimabile intorno ai 70/100 metri, mi accorgo di seguire piedi diversi. Si va veloce la corrente è favorevole e respirando verso riva non rischio di bere l'onda. Easy moment.
Quando rigiriamo puntando terra già 2 lati del rettangolo li abbiamo archiviati... e, visto che l'ultimo segmento è più corto(si esce prima per non cozzare con i nuovi partenti) scruto il tempo del cronometro: 20.05 
Dignitoso, penso che 36/37 minuti su 1900 li posso fare.
Ora siamo di nuovo vicino ai frangi flutti e prima di passarli dobbiamo, parallelamente alla riva, ripuntare sud in direzione Bari.
Qui la corrente è contraria, respirando prendo l'onda e la boa disallineata ci farà tornare inopinatamente verso il largo. Soffro.
Chi non ha fatto gare simili non può capire come, nel casino, non hai modo di avere una corretta prospettiva d' ampio raggio, ma puoi solo alzar un minimo la testa e traguardare la boa che t'è più vicina... da cui, chi le piazza male andrebbe deportato in un campo...non di sterminio ... ma quantomeno concimato di fresco con merda di mucca pazza.

Mi spiaggio in 40.00 proprio mentre sento lo sparo che da via libera alle voglie del mio amico. Senso di depressione, in piscina ultimamente ho nuotato i 1900mt senza muta in 38 e spicci e qui pensavo meglio.
Ad analisi attenta però il gps di Gianluca, che pure non ha sbagliato traiettoria, ha restituito 2090 metri e ad ulteriore conforto quello di un altro mio amico ha parlato di una distanza ancora maggiore.
Quindi stimo un passo leggermente sotto a 2.00 ogni cento metri che va benissimo.

Appena fuori dall'acqua il caldo è opprimente. Dal bagnasciuga alla zona Cambio posta al centro di Pescara ci sono 500 metri infuocati da correre fra ali di folla mentre ci sfiliamo la muta.
Ci offrono dell'acqua, afferro un bicchiere ed è la brodaglia più calda che ho mai bevuto(hai visto mai che dovrei anche allenarmi a bere sbobbe vergognose ?).
Finalmente, 7 minuti dopo l'uscita dall'acqua, le mie gambe cominciano a pestare sui pedali.
Bastano 2 km per capire che si soffoca. Sono le 13.00 e al sole la temperatura percepita è di circa 45 gradi. L'asfalto nerissimo dell'asse attrezzato che porta fuori città è rovente. L'acqua della borraccia è allo stesso stadio pre-evaporazione di quella assaggiata in precedenza. 
Mi sforzo di deglutirla comunque. Mantra: prova a non disidratarti.
34 di media sul conta km al passaggio del decimo eppure, dal mare, un minimo siamo saliti. Direi incoraggiante.
Cambio di traiettoria, vento che improvvisamente diventa contrario e che, minuto dopo minuto, si rafforza. Toccherà punte di 60 km/h.
Lento incedere. Su un lungo rettilineo che sale tra l' 1% e il 2% di pendenza qualche volta leggo 19km/h e chi mi supera non lo fa certo con brio.
Qui, sotto un sole dirompente, sento che sto cuocendo a vapore. Invece che mezzo uomo e mezzo ferro sto diventando mezzo uomo e mezzo raviolo. 
Massacro. Gola secca, arsura, borraccia finita, rifornimento ancora lontano.
Ora si sale, inizio a superare, intorno a me facce sconvolte. I più giovani, partiti dopo, non ci hanno ancora raggiunto. Moria di sogni. 
Abbronzatura da body che si fa strada... il risultato finale della mia schiena pezzata sarà la caliente rappresentazione dell'orrido.
La media oraria precipita vertiginosamente. 
Alla prima discesa vado in presa bassa e spingo forte... finchè scateno.
Dopo il 50/11 se sposto ancora la leva la catena salta. Colpa mia che ho cambiato le ruote l'ultima settimana, ma non ho provato il cambio in condizioni limite e non ho portato la bici a regolarla dal ciclista(m'è mancata un'ora fondamentale... troppi caffè in agenda)
Fermarsi quando vai a 50 km/h non è mai bello; mani nere da untore... energie che sfumano. 
Ripartire... indeboliti nello spirito.
Ora il vento è laterale e la bici diventa incontrollabile. Film dell' orrore. Sono motociclista dalla nascita, so guidare ogni mezzo a due ruote ben oltre la media della cristianità, ma qui è ingestibile, 7kg scappano via e alla fine tira e molla esco pure di strada mettendo le ruote sul terriccio della banchina; fortuna che, rallentando, ho fatto in tempo a sganciare il pedale e ho messo il piede a terra.
Altri osano di più, ma rispetto a me sono pesanti e... stando sdraiati in posizione crono soffrono meno il disagio e c'è anche più di qualcuno che(suo malgrado) si spalma sull' asfalto.
Spaventato, nervoso. Anzi, nervosissimo.
In discesa rallento al passo "pensionato con cappello"... e solo quando c'è un pezzo dove sembra sia tutto ok ci do dentro di nuovo... scatenando again.
Relax, keep calm, la dobbiamo solo portare a casa che oggi è storta forte.
Mi fermo ad una fontanella. Lavo le mani alla meglio e sgonfio leggermente i tubolari(caricati oltre le 10 atmosfere); spero che, diventando più morbidi, facciano presa maggiore.
Che poi su questo tema ho sentito diverse correnti di pensiero... e vi giuro che ancora non ho una mia certezza.
Sull' ultima salita vengo su veramente piano, avessi mantenuto le ruote tradizionali, non profilate, sulle quali ho anche il 28 tra i pignoni posteriori oggi avrei evitato tutti questi guai. Rimuovere.
Mancano meno di 30 km e dai circa 300mt slm dobbiamo riscendere al mare e il vento eccezion fatta per la prima parte, dove arrivando lateralmente darà ancora fastidio, sarà a favore.
Mi fermo al rifornimento, bevo in abbondanza e carico un'altra borraccia da 700.
Forza e coraggio, ora che si può, non resta che volare.
65 km/h e scateno ancora. Sono di coccio. Possibile che mi basta 1h per dimenticare il problema.
Mi rifermo e stavolta la catena si (ri)incastra anche dopo la (ri)partenza. Panico. 
Passa anche questa, sono di nuovo in sella con le mani incatramate... finchè, finalmente, da qui alla Zona Cambio tutto girerà bene.
Tachimetro fisso sui 40km/h e via. La gamba sembra esserci e comincio quasi a pensare che con una buona frazione run alla fine ne uscirò vivo e soddisfatto.
Precipito in T2 con il garmin che mi dice di aver chiuso questa seconda prova in 3h e 10(lo scorso anno 3h e 03), ma in realtà ci devo aggiungere 7 minuti di stop vari dato che il gps è impostato sulla pausa automatica.
In nessuna gara di triathlon mi ero mai fermato neanche per un secondo in bici, neppure nell'Iron Man.
Scoprendo in seguito che nella frazione bike tutti hanno impiegato dai 5 ai 10 minuti più dello scorso anno... anche qui, il mio l'avevo fatto.
Si corre.
Basterebbe fare una frazione dignitosa a 5 al km e starei intorno alle 5h e 50 minuti... fuori target si, ma di poco. Invece, fin dai primi passi, le gambe proprio non vanno.
5.30 è la "velocità" di crociera. E si che a 5.30 non ci corro nemmeno se sono in gita di piacere.
Ho solo l'acume di capire, da subito, che la disidratatazione è già in me... e che, da qua alla fine, non devo pensare più al tempo, ma solo a ritirar la medaglia oltre la finish line da essere pseudo vivente.
Ad ogni rifornimento bevo almeno 2 bicchieri d'acqua e uno di sali, ma è un palliativo.
Reidratarsi correndo sotto il sole, quando ormai si è superata la soglia del gestibile è impossibile.
Consapevolezza della sconfitta, ma lucidità nel sapere che solo portandola a termine avrò dato dignità al mio status di atleta. Tutti oggi faranno peggio(e molto) del preventivato... ma il mio peggio sarà maggiore ...e non resta che prenderne atto con raziocinio. Lucidissimo malgrado il sotto peso.
Sto "correndo" allo stesso passo della seconda mezza dell'Iron Man e mentre in quell'occasione davanti a me c'era la visione effimera dell'arco di Trionfo, qui c'è solo la sopravvivenza... che passa per il concludere prima che i condor banchettino a nozze con le mie carni.
I piedi mi bruciano, la testa pulsa, la canicola è invadente... intorno a me qualcuno si siede, qualcuno ha occhi vitrei, molti(beati) ancora viaggiano veloce, io ogni tanto cammino. L'io vacilla. Difficile simbiosi con gara e paesaggio. Catturo immagini e suoni augurandomi che facciano breccia nella mia mente e siano il passepartout per i km mancanti.
Carosello di colori e vibrazioni. La gente incita festante uomini e donne ridotti sul lastrico energetico, spesso inconsapevole dei loro drammi interiori.
Un ragazzone nordico raccoglie a piene mani del ghiaccio triturato presente ad un ristoro e invece di stenderne un pochino dietro il collo o sui polsi come fanno in molti sceglie di aprire il body e di gettarselo copiosamente tra i gioielli di famiglia. Dubito che in quel momento fosse nel pieno delle sue capacità di raziocinio, ma ancor di più dubito fortemente che riuscirà in un futuro prossimo a gestire con allegria la fase erettile.
17 anni fa ad una mezza Maratona, in quel di Firenze, con condizioni meteo diametralmente opposte: -4 gradi alla partenza, corsi per circa un'ora e mezza con pantaloncini cortissimi con la sola retina e una canottiera microba... bene(o male)  ...ricordo che arrivai con l'attributo ibernato.
Dopo il traguardo, bevendo tè caldo, coprendomi a dovere e massaggiandolo come 1000 e più volte ho fatto... mi ci vollero oltre 20 minuti prima di riuscir a farlo tornare in vita... passando per formicolii dolorosissimi.
Torno alla gara e... seppur senza alcuna eccitazione... trovo la forza per non fermarmi più e correre i 3km finali leggermente più veloci degli altri.
Ultima curva. Dal lungomare si scende alla playa. Gioia contenuta. 
I 'am a finisher e solo io so quanto ho sofferto.

Datemi questa cazzo di medaglia e la relativa maglietta da survived e fino a data da destinarsi non parlatemi più di gare "vere"... forse e dico forse ...non ho più nulla da dimostrare a nessuno e men che mai a me stesso.

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martedì 16 giugno 2015


Scrivere sul mio vecchio blog è esercizio che ormai faccio di rado.
Narrare di 2 sconfitte consecutive non era mai successo.
Avere sempre la pioggia come nemico imbattibile neanche.
Eppure per tutto c'è sempre una prima volta.

Avevo lasciato ripromettendomi d'essere più zen e meno competitivo.
E' più zen non partecipare ad una gara dove potevo mettere in serio pericolo la mia incolumità fisica o lo è di più fregarsene del clima e cercare una simbiosi con la natura... sia pur essa imprevedibilmente astiosa ?

Questa la so: non ho la risposta giusta !

Piove molto forte come si sarebbe detto nello scorso millenio... è una bomba d'acqua ai giorni nostri.

Sono le 5 e 20 del mattino, il sole dovrebbe già esser sorto, ma la sua luce non è  ancora pervenuta.
Cesenatico, 150 metri dal bagniasciuga dell'Adriatico ...  travestito da ciclista dovrei uscire dal tepore della hall dell'albergo per andar ad affrontar la tormenta e pedalare per 205 km fra le colline della Romagna.

Chiamo Sandro che a un km da me alloggia in un altra struttura, ma che al mio fianco (copione dice) dovrebbe spalleggiar la mia bici x circa 9 ore.

Risponde al primo squillo ed è perentorio. Non vado. Torno a letto.

In quel di Cesenatico, sempre con mogli al seguito ci sono anche Giorgio e Giancarlo, tutti nati runner e poi chi più.. e chi meno(io), convertiti al Dio Pedale.
Sento anche loro e senza alcuna esitazione mi dicono che passano la mano... e si che Giorgio è iscritto al Circuito Prestigio e nella stagione per catturar quel trofeo non deve fallire nessuna delle 9 dure Gran Fondo in elenco... e questa ne fa parte; per non dire di Giancarlo, maratoneta da oltre 70 fregi e già biker dalle tante imprese, una vera macchina da guerra che mai e poi mai avrei pensato rinunciasse.

Torno a letto.

Passan 20 minuti e la pioggia si placa, partendo ora farei ancora in tempo ad esser al via puntuale... riparto con il giro di telefonate e come prima i 2 di picche si sussegguono implacabili.
Ovviamente mia moglie mi esorta al buon senso... che non è quello di affrontar il buio della vita su un mezzo senza motore e senza luci.

Spengo la luce, non dormo... e sento un pezzo d'anima volare via.

Hanno detto tutti no perchè tutti hanno un'età... un età che non fa sconti, un età che la senti, un età che nonostante t'alleni per provare a farla tacere, quando la mala parata gli offre uno spiraglio ...fa la voce grossa e ti mette in ginocchio.

In chiave positiva la sintesi di un pensiero vincente è ancora plausibile... abbiamo fatto e vinto mille battaglie, cosa dobbiamo dimostrare ancora ?
Gestiamo la cosa e belli freschi, da domani, con il coltello fra i denti...siam pronti per un' altra guerra, questa (stavolta) non è la nostra.

...e allora perchè brucia ?
Perchè fa ancora più male quando scopri che solo 5000 su 13000 non sono partiti.
Forse nuoto pedalo e corro per millantata... gioventù.
Però, se brucia ...e finchè brucia ...è segno che ancora un barlume di quel me non si rassegna.
Vivo.




 

21 commenti
giovedì 28 maggio 2015




Forse 60.000 km di running... e solo da che li memorizzo, son davvero un'enormità, forse esser partito 18 volte alla Maratona di Roma è davvero troppo, forse il mio rapporto con questo sport sta cambiando anche più rapidamente di quanto pensassi.... forse, forse, ...forse.
Forse la forza è meno potente nel Maestro Jedi... forse è solo più arduo percepire il lato Oscuro.
Chi mi conosce bene... sa che non ho paura della distanza, ne tanto meno della fatica, ma ad ogni passo, ad ogni pedalata e ad ogni bracciata voglio provare piacere e se quello manca tutto sfuma.
Non sento l'amarezza della sconfitta, ma sento... con prepotenza... la consapevolezza del divenire, nulla è per sempre.

Piove, lo fa senza sosta dalle 6 del mattino, e se nell'ultima ora un minimo aveva rallentato al momento del via torna ad intensificarsi. Nulla di clamoroso, assolutamente gestibile, temperatura perfetta, ma non è la mia gara... non è la gara di chi si è iscritto all'ultimo perchè un pettorale è riemerso dal nulla... non è la gara di chi ha dato tutto alla Roma-Ostia e mentalmente è qui solo per divertirsi.
A Roma fino ad ora mi ero ritirato 5 volte e ne avevo finite 12, ma la cosa buona era che avevo finito le ultime 6. 
3 volte dando il mio meglio e 3 volte tanto per esserci, per divertirmi nel gruppo e per usarla come training.
Oggi sono a metà del guado, non mi serve come lungo e non ho la testa per tirarla... eppure, sbagliando, ci provo.

La mia gara si racconta in un attimo.
Parto svogliato, corro svogliato, 23.30 i primi 5 Km, 23.30 i secondi 5 Km e 24.00 i terzi 5 Km, perdendo 30" per una sosta tecnico idraulica; con 23.30 dal Km 15 al Km 20 avrei traguardato la mezza un soffio prima dei 100 minuti in attesa che la pioggia desse tregua.
Invece al km 16, depresso da questo cielo plumbeo, dalle scarpe pregne d'acqua, dalla maglia bagnata che lacera i capezzoli... mi fermo con il serbatoio delle energie ancora al 75% semplicemente perchè ...la magia non c'è più.
Il fatto che i 3km che ho corso più velocemente sono quelli fatti dopo il ritiro per tornare alla partenza la dicono lunga sul mio status di giornata.

Ora maestro Jedi dovrà disimparare quello che sa fare... altrimenti il lato oscuro della forza lo consumerà prima del tempo. 
Innamorarsi... delle novità... questa è la chiave.

12 anni fa, dopo l'Under 3h in maratona, fu crisi nera. 
Ero fisicamente ancora abile tanto da poter correre in 3h e 05, ma in realtà, non ero più capace di gestire una Maratona... 
...poi ho disimparato l'arroganza del dover esser per forza veloce e mi sono rimesso in piedi divertendomi nel diventare puntuale... ora anche questo non basta più e bisognerà cercare un'ulteriore armonia dando la caccia a nuove prospettive.

Fortuna vuole che il fisico, seppur usurato, regge ancora.
Maestro Jedi è sempre sulla testa che deve tornare a lavorare... usare la saggezza per la difesa(del benessere) e mai più per attaccare a muso duro la forza oscura.

Vi lovvo.








30 commenti
domenica 22 marzo 2015

Per ora ho visto solo i puntini

Per ora ho visto solo i puntini

Contatore ripartito il 10/10/2009

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