La mattina è fin troppo fresca e carica di ossigeno per svolgere solamente un proficuo allenamento, come scientificamente preventivato.
Siamo a Castel Sant’Elia , 45 km a nord di Roma, e qui nell’ultima domenica di gennaio si svolge un’importante manifestazione podistica oramai da ventiquattro anni
In realtà questa gara così bella e così amata è equamente condivisa da altri due comuni: Nepi e Civita Castellana.
Ad ogni edizione partenza ed arrivo traslocano da un posto all’altro e anche il percorso è soggetto a frequenti inversioni di marcia e a leggere modifiche di lunghezza.
Per me è la nona presenza continuativa e mi è capitato di correre da un minimo di 22,4 km ad un massimo di 24.2km.
I classificati sono sempre oltre mille e quest’anno forse siamo vicini ai 1500.
Tra queste suggestive vallate la campagna romana lascia il posto al viterbese senza particolari preavvisi eppure la storia segnala che in queste terre vivevano gli Etruschi un popolo capace di lasciare impronte e radici ben visibili anche a distanza di molti secoli.
Oggi è ancora interessante osservare che in questi tre paesi che così calorosamente ci ospitano ed accolgono non sono molti i pendolari che migrano ogni mattina nella capitale, numerosi infatti sono i lavoratori dediti alla produzione della ceramica.
Nel Lazio ci sono solamente due veri piccoli poli industriali: il primo quello della Fiat di Cassino è salito spesso in questi ultimi giorni alla ribalta della cronaca per le ripetute vicissitudini del grande gruppo torinese; l’altro, che pure non gode di ottima salute, è questo nel basso viterbese che vanta piccole e medie imprese capaci di sfornare maioliche e sanitari di pregevole fattura.
Tutto ciò presta il fianco ad un ampio dibattito sull'identità territoriale,…ma chi vi parla è il Mr. Hide in mutande e canottiera e l’argomento deve obbligatoriamente tornare alle cose della corsa.
Alle 9.10 vedo Giancarlo Casentini sul Bus degli atleti di Velletri, un saluto fuggevole, e il proposito di fare gara insieme sfuma, nel pittoresco caos della partenza dove non ci ritroveremo.
Salto il riscaldamento, e si che sarebbe servito, perché quelli di Marathon, una delle tre rubriche televisive podistiche laziali, ci sequestra per intervistare la mitica società Podistica Astra Trastevere e per farsi raccontare di come quest’anno festeggeremo il nostro decennale andando a correre numerosi la maratona di Madrid (ve ne parlerò in primavera).
Sono rigido come un baccalà quando alle 10.00 cominciamo a viaggiare verso Nepi, ma la strada è in leggera discesa il vento a favore e Sandro e Renzo i miei compagni di quest’avventura mi obbligano ad allungare il passo.
Otto spaccati ai due km e subito la prima piccola asperità l’ascesa a Nepi fiancheggiandone le mura.
Incrociamo i primi, hanno superato il selciato del centro storico e iniziato la discesa, sono i soliti volti noti, due marocchini che precedono un keniano, arriveranno venti e più minuti prima di me.
Lasciata Nepi, la strada fila quasi diritta per una decina di km verso Civita Castellana, vallonata a salire per 3km poi gli altri in leggera discesa. La tramontana batte quasi contraria e spontaneamente ci raduniamo in un gregge da quaranta e più gambe. Al decimo 40.30. tutto OK.
Finalmente al quattordicesimo molti applausi ci riscaldano quando attraversiamo il secondo centro storico del percorso. Ora la discesa si fa ripidissima e un attimo prima che al cronometro scatti l’ora ecco il cartello dei 15.
Al sedicesimo ultimo rifornimento, e… davanti a noi c’è l’Everest da scalare.
Il gruppone si frantuma come d’incanto, Renzo molla e Sandro va, io sono a metà del guado, ma le sensazioni non sono malaccio.
Giunti alla vetta non è finita, la strada impercettibilmente sale ancora, al ventesimo 1h e 22 netti, alla mezza 1h 26 e 30, ma manca ancora oltre un km e mezzo, il sole è frontale, il vento alle spalle, fa quasi caldo, ho sete, fame e poca voglia di lottare.
Chiudo senza sprintare 1 32 e 50, sono 150esimo. Una caciotta da un kg è l’originale premio che l’organizzazione donerà ad ogni arrivato.
Dopo il traguardo mi aspetta Sandro per un breve commento, ci sfugge il ristoro finale colpevolmente malcelato da una scalinata(lo salteranno in moltissimi), e via all’automobile lontana anni luce vicino al primo km.
Mi sciacquo alla meglio e dopo l’Iliade ecco l’Odissea devo essere alle 13 ad un pranzo di compleanno in un agriturismo sperduto verso la costa. Scegliere tra una strada facile di 70 km e una complicata e poco chiara di 50 è un attimo: vado per la seconda.
Il tempo di rispondere alla telefonata del Casentini che di certo vi racconterà la sua gara e sono in viaggio.
Sbaglierò strada mille e una volta e…dopo 89 km, molte richieste di aiuto, e la certezza di morire ad un passo dalla civiltà, ecco che alle 14.00 ignorando applausi e battute sarcastiche, in totale crisi ipoglicemica mi fiondo su un piatto tiepidino di farfalle con funghi porcini da far paura.
Mi auguro di essere al via e all’arrivo delle prossime 24 edizioni della Tre Comuni, certo è che porterò da casa almeno una tavoletta di buon cioccolato fondente.
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