La Corsa di Miguel 10km 14/01/2003

Pubblicato da GIAN CARLO martedì 14 gennaio 2003

La colonnina del mercurio indica tre gradi e da est il vento soffia freddo e invadente, dopo 30 giorni di presunto inverno oggi il Generale è arrivato. Un bacio alla piccola che alle 8.30 ancora dorme beata al caldo nella sua cameretta e...primo dubbio amletico della mattina: pantaloncino, ciclista o calzamaglia ?…”La seconda che hai detto !!!” e…”Via verso nuove avventure !”.
Al primo appuntamento registriamo una defezione, ma non ci bado, e drogato da un bricco di caffè sento l’ottimismo cominciare a farsi strada. Sarà personale sui 10km !!!.
Roma, come suo solito, ci accoglie deserta, in tre minuti eccoci a San Pietro e Castel Sant’Angelo che pigramente aspettano l’arrivo dei primi visitatori di giornata, noi tiriamo diritto e superata l’Ara Pacis in un minuto siamo già sul percorso della gara. Vediamo il cartello dell’ottavo e…prima del nono diventa un tabù la speranza di parcheggiare. Già, oltre 2000 pazzi sono qui all’Acquacetosa per questi 10km sul percorso più classico e veloce che sia possibile ricavare in città.
La partenza è posta in un imbuto innaturale di rara pericolosità, con transenne improvvisate e una siepe centrale a dividere due carreggiate decisamente strettine per la massa che incombe.
Riflessione: E’ proprio necessario consentire l’iscrizione di 2000 cristiani quando già la metà sarebbero in eccesso?
Purtroppo la risposta è così difficile ed articolata che ci porterebbe molto fuori dal seminato, e necessiterebbe di competenze che non ho e non voglio avere. Mi limito quindi a scattare una fotografia:
Basta guardarsi intorno per rendersi conto che l’organizzazione pur con colpe limitate non è assolutamente all’altezza della situazione, a meno 5 minuti, ancora è un vociare di clacson impazziti che sovrasta lo speaker. Quest’ultimo predica nel vuoto invocando la “massa” a raggiungere la linea di partenza, quando oramai è chiaro che più di metà gruppo partirà oltre lo striscione e, …che per motivi di concomitanza con un’altra manifestazione il tracciato subisce una modifica dell’ultima ora: al ritorno si attraverserà Ponte Duca d’Aosta invece del più architettonico Ponte Milvio.
Molti che devono fare la non competitiva da 3km in stile passeggiata sono in primissima fila con i top-runner. L’automobile dell’organizzazione risale il serpentone da dietro (incredibile non fosse già davanti) creando il panico mentre tutti inevitabilmente temono lo sparo. Sono le 10.04. Insomma un vero e proprio disastro.
Eppure tutto era nato con ottimi propositi: l’Assessore allo sport Gianni Rivera (l’ex n.10 del Milan) poco prima di Natale aveva presentato in Campidoglio questa manifestazione podistica nata tre anni or sono in ricordo di Miguel Sanchez.
Miguel, un semplice impiegato di banca argentino con la passione per la corsa e per la poesia, venticinque anni fa è stato fatto sparire insieme a decine di migliaia di suoi connazionali dalla barbarie di un regime che, oltre a quelle incredibili colpe, ne ha lasciate molte altre in eredità ancora oggi, così da far precipitare nel baratro di una terribile crisi economica quello splendido paese.
Oggi questo riconoscimento suona come un bellissimo omaggio non solo a lui e al popolo argentino, ma anche a tutti quelli che premono davanti alle presunte tante porte della libertà, non riuscendo mai a varcarle, vuoi perché viviamo in un mondo dove troppo spesso si predica tolleranza zero, vuoi perché non hanno la fortuna o la forza per fare un ultimo scatto.
Al via c’è poco da scattare, come gli Unni calavano 2000 anni fa su Roma da nord, così oggi in 2000 sempre da nord radiamo al suolo ogni filo d’erba che cresce ai lati del manto stradale già invaso ai limiti dell’immaginabile.
Secondo km 7.27 e ripenso a Miguel e alle molte storie come la sua.
Una decina d’anni fa corsi in solitario per un paio d’ore in una mattina di giugno fredda come questa in quel di Buenos Aires, c’era un albeggiare rosso fuoco, pochissime rumorose automobili, ed io ancora cotto dal fuso orario cercavo nell’aria di afferrare lo spirito delle strade e delle genti che vi abitavano.
Ogni mio viaggio è per me una scoperta, così come lo è ogni mia corsa, specialmente se non so cosa mi aspetta dietro l’angolo. Anche oggi 15.01 ai 4km non riesco ad intuire se dall’altra parte del Tevere il vento diventerà un nemico o se sarà ancora gestibile. Tutto bene è ancora laterale (ma è ovvio che sciocco !!!), comunque meglio restare coperti dietro quel tizio grosso con la maglia bianca, al sesto km 22.30, precisione da orologio svizzero, sto recuperando molte posizioni.
Non so, se la mia voglia di conoscere, sia la stessa di Miguel certo è che nel mondo ideale nessuno dovrebbe erigere frontiere, richiedere visti, né porre limitazioni a chi va a piedi seppur a 3.45 al km.
All’ottavo 30.10, forse ho calato un po’ e …che peccato rinunciare al passaggio su Ponte Milvio che come ponte solo pedonale sembra proprio il più adatto a rappresentarci. Al nono è tutto chiaro, farò il personale e qualcuno dirà che era più corta, del resto in partenza siamo partiti 50 mt avanti etc etc. Giorgio Calcaterra va contro mano e più piano di me forse comincio a vaneggiare. Nooooo !!! E’ tutto più semplice ha già finito e torna a casa a Monteverde, nel nostro quartiere; certo se madre natura per 500mt avesse sbagliato indirizzo oggi sarei qui a raccontarvi di come in 29 minuti ho finito la gara ad un passo dai tre campioni della guardia di Finanza arrivati tenendosi per mano così per lanciare un ulteriore messaggio di solidarietà.
Invece passano ancora alcuni minuti lunghi e faticosi e in 37.28 !!! Certo è più corta !!! Piombo sul traguardo. Nei dibattiti post-corsa tutti concordano che mancavano 70-100 mt,, ma l’organizzazione spegne il nostro entusiasmo –200mt (sinceramente mi sembra troppo).
La cosa strana è che tutti i km mi sono risultati compresi tra 3.40 e 3.50, e poi aggiungendo 46 secondi (quelli per i 200mt mancanti a 3.50) siamo a 38.14 solo un secondo meglio di quanto fatto venti giorni fa a Best Woman …eppure mi era parso di volare.
Sì proprio di volare…e credo dipenda, più che dalla tenacia di duri allenamenti, dal mio spirito libero che non appena ne ha facoltà allaccia le cinture e va.

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