Trofeo ATAC KM 10,6

Pubblicato da GIAN CARLO venerdì 23 maggio 2003

Tale Padre… ?!?

Alle 9.34 da pronostico avrei dovuto passare al cartello del primo km e, all’onesta velocità di 15 orari un minimo di refrigerio era lecito attenderselo. Sono invece all’interno di una pentola a pressione che, oramai da parecchi minuti fischia all’impazzata. Siamo in 700 schiacciati uno sull’altro grondanti di sudore sotto un sole implacabile.
Per ora non si parte. Perché ?
La carreggiata del lungotevere, pur ampia, è stata divisa a metà: da una parte un lento andirivieni di automobilisti avvelenati per l’inatteso imbuto; dall’altra noi a fare un “salutare” aerosol di idrocarburi. Fin qui tutto ampiamente prevedibile, ma il peggio come al solito non è mai morto. Ecco quindi un paio di carri-attrezzo per la rimozione delle auto, che nella “nostra” metà del campo stanno portando via quei mezzi parcheggiati nottetempo in modo assolutamente improprio. Avrò partecipato almeno ad una cinquantina di gare che partivano da zone “calde” della città, e mai, eccezion fatta per un paio di edizioni della maratona, non ci sono stati casini memorabili.
Alle 9.38, nessun cartello del secondo, nessuno protesta, la poca adrenalina a disposizione evidentemente è finita.

La sera precedente avevo bisbocciato fino a notte inoltrata con molti altri della mia squadra. Mia moglie, come cuoca, aveva dato il meglio di se, e così, tra polipo, salmone, cozze e gamberetti era successo che. vino e spumante avevano corso molto sotto ai 4 al km. La scusa per festeggiare era l’ultima gara sociale prima dell’estate, finalmente… tutti al mare.

Alle 9.42 con 3 km di ritardo ci liberano.
Mi aggancio a Renzo, in questo momento lui va più forte di me, gareggia tutte le settimane, ha la gambetta arzilla e, con Sandro fermo ai box per la parziale rimozione di un menisco, è l’unico dei 14 Astra partiti deputato ad arrivarmi davanti.
Il percorso è completamente piatto, il caldo è opprimente. Sembra che reggo bene, ogni km si sussegue all’altro con grande precisione, leggo da un minimo di 3.53 ad un massimo di 3.55.

In settimana ho vissuto una controversa esperienza paterna, assistendo alle gare scolastiche di corsa all’impianto delle Tre Fontane all’Eur. La mia bambina ha dapprima vinto la gara dei 200mt tra le femminucce della sua classe con una clamorosa rimonta negli ultimi 30 metri, e successivamente è arrivata prima anche nella finale di tutte e sei le prime elementari della scuola.
In questi anni ho speso fiumi di parole per convincerla che il bello dello sport è tutto racchiuso nel partecipare. Le ho detto mille e una volta, che lo spirito agonistico deve essere gestito con auto ironia e molta serenità, ed ecco che me la sono vista davanti, sull’ultimo rettilineo della finale, con gli occhi spiritati, in completa trance da competizione, mentre va a prendersi una vittoria all’ultimo metro su “avversarie” probabilmente più dotate di lei.
Reprimendomi, ho cercato di gioire con lei il meno possibile, smorzando subito l’accaduto, perché ad una prima reazione d’orgoglio è subito subentrato un timore per quella cattiveria che è saltata fuori dal suo faccino d’angelo.
Se è vero che, tale padre tale figlio, evidentemente ho predicato bene, ma razzolato malissimo.

Al quinto siamo a 19,30, quand’ecco che Renzo, incallito pokerista rilancia, mi guarda e… va.
Al sesto io ancora 3.55, ma lui ha già oltre dieci di secondi, e tra me e lui ha interposto otto gambe.
Sarà pure un bluff, ma un mille vicino a 3.40 sotto un sole tropicale io non me lo posso proprio permettere. Prima del settimo mi raggiunge Diego nostro ex-compagno di squadra, da avversario si trasforma in alleato, acceleriamo un minimo e il distacco da Renzo prima si stabilizza, quindi… “miracolo”… comincia a diminuire. All’ottavo sono a dieci secondi, e due minuti dopo sono ancora più vicino. Siamo ad otto minuti dall’arrivo, questo è il momento di stringere i denti, (dovrei imitare Chicca !!!), invece…perdo il passo di Diego e seppur senza apparenti tracolli, vedo il mondo sfilarmi via.
Recettori staccati.

Gli uomini degli altipiani sono già arrivati, e più tardi, in un simpatico siparietto finale si faranno fotografare tra noi Astra-mortali, usando sia le nostre che le loro macchinette fotografiche.

Ora il respiro è tornato regolare, ho rallentato 45 secondi al km, da qui all’arrivo mi superano una trentina di pazzi ansimanti, io sono in ferie. Mercoledì da buon interista non guarderò neanche la finale di Champions League, tornerò a settembre più forte di prima, adesso fatemi godere il Tevere e l’arrivo di questa gara dentro il lussuoso circolo che ci ospita, proprio ad un metro dalla sponda del “biondo” fiume.

Ludovico, microfono alla mano è implacabile, stavolta neanche lo sento, domani un’oliata al cambio della Mountain Bike e..ben venga la mia bambina a passeggio con me.

Gian Carlo Pelliccia

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