Gara in fotocopia: personale centrato, ma il muretto dei 38 resiste.
Torno a raccontare le epiche gesta di un folle corridore di città dopo un lungo silenzio dedicato alla meditazione. Ho speso questo tempo nell’illusione di comprendere se fossi carne o pesce, ometto da veloci o da extra-lunghe ed eccomi qui dopo tanto pensare al punto di partenza…o,…in leggero ritardo al punto di arrivo.
Siamo in quel di Fiumicino, il porto di Roma, località che, a fatica, cerca di crescere schiacciata tra l’aeroporto a Nord e il dilagare di Ostia, la mondana, a Sud.
Centinaia di casette “abusive” di ex-pescatori faticano a ritagliarsi una nuova identità tra costruzioni moderne, spesso bruttine, talvolta avveniristiche e gradevoli come il nuovo Municipio o come la zona del porticciolo da poco ristrutturata.
Oggi si corre Best Woman, unica gara in Italia capace di offrire un montepremi per le donne maggiore di quello per gli uomini. Si parte dal di fuori dello Stadio Cetorelli, il meccanismo è perfettamente oliato e, come oramai da molti anni non fa sbavature degne di nota. Lungo il percorso si fiancheggerà sua maestà il Mare, e dopo un doppio passaggio su un ponticello levatoio sopra ad un canale di collegamento, si torna per la stessa via fino a chiudere la fatica proprio sulla pista in tartan dell’impianto sopra citato.
Per i Romani è il 10000 per eccellenza, quello senza trucchi, piatto quanto si vuole, ma dove non si taglia un metro, e dove il percorso è comunque sempre il medesimo da molte edizioni a questa parte.
La credibilità della distanza negli anni è espressa soprattutto dai tempi dei protagonisti d’elité, che mai hanno ottenuto prestazioni fuori dalla norma.
Il clima è veramente OK. Ci sono 10 gradi, l’umidità è contenuta e, anche se il cielo si va annuvolando, il temuto ventaccio non è della partita e le speranze di centrare un buon tempo cercano di farsi certezza.
Lo scorso anno ho corso in 38.15(mio P.B.), so di essere vicino al mio limite, e il test medico annuale che faccio a Novembre ha confermato parametri identici a quelli della passata stagione.
Unica variazione, qualche capello bianco in più, e un tipo di preparazione leggermente mutata.
Rispetto al recente passato, mi sono tenuto lontano dalle Maratone, con meno km e più lavori brillanti, coltivo l’illusione di migliorarmi e di chiudere un soffio sotto a 38.
Alle 9.50 la zona partenza sembra meno congestionata delle ultime edizioni. La concomitanza con una gara ad Ostia ha ridotto il numero dei partecipanti, ed è così che siamo in 1300 invece che in 1600, chi ne giova è di sicuro la fruibilità del prodotto(già ottimo di suo) e…per citare un Grande: “A perdere sono solo gli assenti !”.
Lo sparo è puntuale, travolto dalla voglia di fare bene, prendo subito un ritmo fin troppo sollecito, sono 500mt di follia, ed ecco che riprendo la velocità di crociera, convinto di non aver azzardato troppo. E’ passato circa un km e 200 mt quando ci immettiamo sul lungomare. Qui ho il mio primo realistico rilievo cronometrico, sono 6-8 secondi sotto al 2002(mi fido molto degli incroci e dei palazzi, che a differenza dei cartelli chilometrici non riescono a camminare, ogni anno infatti, il giro è lo stesso, ma i cartelli raramente restano nella stessa posizione).
Davanti a me ci sono Sandro e Michele, miei compagni di squadra, mi dettano il passo, ma mi accorgo di faticare troppo e allora li lascio sfilare e torno a pensare con le mie gambe. Poco prima del quarto km c’è una grande curva a 180 gradi, ricontrollo il tempo convinto di essere arrivato almeno a - 10, ma…peccato sono sempre alle solite o un alito meglio. Eccoci al primo suggestivo passaggio sul ponticello. Dalla parte opposta ci aspetta un lungo rettilineo sulla passeggiata buona della cittadina.
Qui ci sono i negozi migliori e il giovedì sera c’è il mercato del pesce. Incrociamo i primi che volano in direzione contraria, per la verità i primissimi sono già passati, ed ora ecco il mio amico Paolo in compagnia della Sicari(33.25) prima fra le donne. In fondo al rettilineo, dopo la curva dovrebbero esserci i 5km. Incredibilmente il cartello è sistemato sul nostro lato della strada 10mt prima della curva e non specularmene sul lato opposto come di regola.
Clicco comunque, e il crono dice 18.48 lo scorso anno era 19.02, ma è una pia illusione non sono a -14, ma sempre tra -7 e -9. Passano 4 minuti e il cartello del sesto ancorato da sempre alla fine del ponticello di ritorno riconduce alla realtà 22.48 contro 22.56.
Problema: come togliere altri 8 secondi, per chiudere 37.59, nei rimanenti 4km se sto faticando da matti e, oramai da 5.5km viaggio in parallelo contro un Gian Carlo più giovane. Risposta: semplicissimo, non li puoi togliere. Oppure credi anche tu nel grande miracolo italiano di fare gli ultimi 300 mt a 3.20/3.30 sorretto da un improvviso scarico di adrenalina. Niente da fare il finale è in calma piatta, supero solo uno stanco Michele, ma la benzina basta a malapena ad arrivare.
Quando mi accoglie il cronometro all’interno della pista non ho ne sussulti, ne sorprese.
Chiudo in 38.09 e mi assegnano un bugiardo 38.03(alla faccia del chip !). Ho corso per 9.5 km esattamente come lo scorso anno: “Bonolis direbbe: “Che ce sei venuto a fa !!!”.
Più tardi, scopro però, che il mio amico Paolo(non Bonolis !), pur avendo perso lo sprint con la Sicari, è molto contento di aver confermato al millesimo il suo 33.29 targato 2002 e, che dire di Petrei, vincitore della gara maschile, anche lui ha ripetuto il 29.20 dell’anno passato e di sicuro non si sta lamentando. Allora facciamo tesoro, lasciamo il mare, e torniamo a casa con un nuovo piccolo primato personale e una nuova canottiera fiammante trovata nel pacco gara.
I muretti siano essi da 38 o di altro spessore li lasciamo dove sono.
Sono alla soglia dei 45 e credo che sparerò ancora un’ultima cartuccia alla Roma-Ostia, dopodiché comunque vada, proverò a correre con minor assilli cronometrici , dedicandomi con più tranquillità ad una ricerca di salute psico-fisica, che passi o per distanze più lunghe o per qualsivoglia competizione purché affrontata con puro spirito sportivo.
La volpe saggia, se non arriva all’uva…deve saper dire che è acerba !.
Spendo ancora qualche parola sulle prestazioni di due "gufacci juventini", miei compagni di squadra: Filippo ed Enzo.
Anche loro, grazie alla sagacia di un grande allenatore, sono stati capaci di centrare le loro migliori prestazioni: 40.21 e 53.10; ovviamente, gli incontentabili speravano un tantino meglio!
Tanto carbone anche a loro, e buon Natale e felice anno nuovo a tutti gli altri.
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