Trofeo Falzini 15km Castelnuovo di Porto 4/5/2003

Pubblicato da GIAN CARLO mercoledì 14 maggio 2003

Una assurda mattina di Maggio di quattro anni fa, l’incoscienza di un giovane automobilista ci portò via Antonio Falzini mentre si allenava in bicicletta.
Per la sua famiglia era un marito ed un padre esemplare, per il suo paese oltre ad essere uno stimato professionista era anche un importante punto di riferimento.
Faceva il veterinario e, in un luogo di quasi campagna, come Castelnuovo di Porto chi prima o chi dopo tutti avevano avuto modo di apprezzare la sua professionalità e la sua disponibilità verso il prossimo.
Per noi, era semplicemente un maratoneta, ed un amico.
La settimana successiva al tragico evento, ancora sconvolti dall’accaduto, corremmo una gara rinunciando all’aspetto competitivo, arrivando in fondo al gruppo, uniti mano nella mano, invocando a gran voce il suo nome.

Un anno dopo, qui a Castelnuovo di Porto, è nato il primo trofeo a lui dedicato, grazie ad una sinergia di volontà che ha visto come protagonisti la sua famiglia, l’amministrazione Comunale del paese e noi dell’Astra Trastevere.
All’epoca non avevamo la necessaria esperienza per gestire una manifestazione di questo tipo, ma tanta fu la voglia e l’abnegazione che anno dopo anno siamo riusciti a migliorare il nostro prodotto. Lo scorso anno, alla terza edizione, abbiamo conquistato il secondo posto, come gara meglio organizzata della regione Lazio, nello speciale pagellone gestito da Marathon TV.
E’ questo un riconoscimento di prestigio, visto che si tratta di una articolata votazione dove una quindicina di “amatori”(quelli da 40 gare l’anno), in rappresentanza di società diverse, valuta ogni singola gara su tutti quegli aspetti che la fanno considerare riuscita.
Questo è l’anno della conferma, e tutti ci sentiamo ancora di più sotto esame. Antonio merita questo successo, e per niente al mondo, ci è consentito di steccare.

Oggi la sveglia è suonata prima del solito, 35 km di scooter, e alle 7.30 eccomi puntuale sulla piazza del paese.
Trovati ed aperti i tavoli. Presi i pettorali (li abbiamo già divisi per categorie). Prese le magliette, le spille, le penne. Molti euro in moneta per un resto veloce. Tutto fila liscio come l’olio. Di mio, sono abituato per lavoro, a compilare a penna ogni sorta di moduli, per cui questa oretta da “scriba” sotto un sole ancora tiepido è addirittura gradevole.
Mancano solo dieci minuti al via, i tavoli per le iscrizioni si sono svuotati, l’affluenza è stata soddisfacente. Ludovico, puntualissimo, ha cominciato dal suo microfono a chiedere agli atleti di avvicinarsi al nastro di partenza.
Sta per cominciare il mio secondo compito: seguire il gruppo di testa. Capite bene che, non potendo farcela con i piedi(ahimè !), sarò costretto ad usare la moto. Un mezzo della Polizia Municipale, a sirene spiegate, ci precederà di un paio di cento metri per bloccare il traffico. Non appare un impegno proibitivo, dato che in questo tratto di campagna le automobili sono poche e ben disciplinate, ma se proprio qualche pesce dovesse uscire dalla rete ecco che strombazzando all’impazzata ho l’incarico di evitare piccoli guai.
Ore 9.30, gradi 20, sole assoluto, vento nullo, è il momento per una gara dura.
Subito dopo il via, si capisce che Franchi, già vincitore dell’edizione 2001 e secondo nel 2000(vinse Minnici) e nel 2002(dietro a Petrei), farà gara solitaria.
Il percorso misura 15 km. I primi 7 sono tutti in discesa, a tratti ripida, gli altri prevalentemente in salita, con 2 o 3 strappi in stile Mortirolo. Finalmente dal quinto al sesto corro un mille sotto ai 3 a km, provo una foto, ma la sbaglio. E’ venti minuti che faccio una vita da top runner e già lo stress è in agguato. Giriamo. Finita la pacchia, ora per camminare devo dare gas. Il battistrada sale con un passo molto corto, non appoggia i talloni e riesce a tenere una frequenza pazzesca. Non credo ci sia nulla da imparare: “e’ solo questione di cromosomi”. Sul picco di uno dei tanti gran premi della montagna, finalmente, grazie alla ridotta velocità, la foto di rito riesce. Più tardi, il gruppetto dei secondi passa al decimo, e chi li segue mi fa vibrare il telefonino. Franchi a –4km dall’arrivo, viaggia con quasi tre minuti di vantaggio, oramai vincerebbe anche con le mie gambe. Gli riferisco questo particolare e lui mi risponde che, se proprio non posso dargli il cambio, preferisce prendersela un po’ più comoda. Come dargli torto, la salita è ripidissima, e il caldo si fa sentire. All’ultimo km lo stacco con facilità(classe !!!) e… una volta sul traguardo immortalo con un po’ di scatti, l’arrivo di tutti i migliori.
Peccato non sia stata un’edizione più combattuta, per una volta che ero davanti, potevo sperare meglio.
Non riesco proprio a capire lo spirito di molti campioncini che corrono a Villa Pamphili con me. Preferiscono tutti gare brevi, al massimo di dieci km, e con altimetrie insignificanti anche se questo, vuol dire spesso lottare per l’anonimato, quando qui, tutti avrebbero vinto ricchi premi. Anche in campo femminile questo tipo di scelta è evidentemente la regola. Basti pensare, che con molte brave atlete nella regione, oggi a Castelnuovo, la prima ha chiuso a 4.55 al km e le altre sono arrivate molto dietro.
Come Astra non abbiamo fatto una sbavatura, la classifica è uscita, unitamente all’arrivo dell’ultimo all’altezza delle 2h di gara. Alle 12 in punto le premiazioni erano terminate. Il ristoro poi, sembrava un banchetto di nozze. Quasi tutti fra assoluti, categorie, e premi a squadre avevano portato a casa un riconoscimento. La soddisfazione generale, era facile da percepirsi: una bella giornata di sole e sport lontani da rumori e smog.
Anche in prospettiva futura, ci fa ben sperare il fatto, che oltre 100 bambini hanno corso le varie prove collaterali. Siamo diventati grandi, e il prossimo anno, ancora più numerosi, saremo sempre qui in memoria di Antonio. Tutto andrà ancora per il meglio, e probabilmente qualcuno di noi il suo contributo lo potrà dare correndo la gara, anche se mai sotto ai 3’ al km.
E’ tardi, meritiamo un gran pranzo e una corsetta serale defaticante.


Gian Carlo

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